Covid, chi e quanti sono i "complottisti" italiani: l'indagine
Una rilevazione dell'Università Cattolica di Cremona ha tracciato l'identikit del "complottista" italiano
Ci sono coloro che sono convinti di un legame tra il vaccino anti-Covid e la tecnologia 5G, ma anche chi crede nelle organizzazioni segrete dietro l’ordine mondiale e chi pensa che tanti fatti vengano nascosti alla popolazione. Secondo un sondaggio dell’Università Cattolica di Cremona le varie declinazioni della cosiddetta “teoria del complotto” fanno presa su una fetta della popolazione italiana non trascurabile. La rilevazione, riportata da ‘la Repubblica’, è stata condotta dall”EngageMinds HUB’, il Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell’Ateneo lombardo, su un campione rappresentativo di 5mila persone.
Dall’indagine emerge, ad esempio, che il 23% degli italiani è sicuro o quasi che molte cose importanti accadano al mondo senza che la popolazione ne venga informata. Il 22% è abbastanza sicuro della presenza di organizzazioni segrete che condizionano le decisioni dei politici, mentre il 14% ne è assolutamente certo. Il 13% della popolazione condivide l’affermazione che la diffusione del Covid-19 sia legata a quella della tecnologia del 5G.
Tramite i risultati ottenuti i ricercatori hanno delineato il profilo medio del “complottista” italiano: i pensieri che indugiano alla dietrologia sono più rari tra i laureati, mentre più diffusi tra i diplomati e tra chi ha soltanto la licenza media.
Dal punto di vista anagrafico sono i più giovani, nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni, a credere meno alle cospirazioni.
Guendalina Graffigna, ordinario di Psicologia dei consumi e della salute all’Università Cattolica di Cremona, direttore dell’EngageMinds HUB e coordinatrice dello studio ha spiegato l’esistenza di un legame tra “complottismo” e vaccini sottolineando come il fenomeno sia in crescita.
“Per esempio – spiega – il 37% del nostro campione crede che i vaccini siano una manovra di arricchimento delle case farmaceutiche. Ma a colpire è che il dato sia cresciuto di 4 punti percentuali rispetto a settembre scorso. Allo stesso modo, se a fine estate 2020 i cittadini che condividevano l’affermazione i dati sull’efficacia dei vaccini sono stati falsificati erano il 28%, ultimamente a pensarla così è il 33%”.
Ad essere più suggestionato dalla credenza che dietro il Covid-19 ci sia un complotto delle case farmaceutiche sono per il 47% i soggetti con un diploma di scuola media inferiore, percentuale che si abbassa al 37% tra i laureati.
“Così come è più alta tra chi ha un reddito basso e tra coloro che tendono a essere psicologicamente più concentrati su sé stessi, possiamo dire più individualisti – ha spiegato ancora la dottooressa Graffigna . I retropensieri complottisti sono meno frequenti invece tra chi gode di una maggiore soddisfazione economica e tra chi, a prescindere dal dato economico, ha tendenze più altruistiche. Ma non è tutto”.
Un fattore aggiuntivo è determinato dagli effetti psicologici che il periodo della pandemia e in particolar modo del lockdown ha lasciato nelle persone.
“Il senso di grande incertezza in cui ci troviamo da diversi mesi è stata terreno fertile per il crescere di false credenze. Dal punto di vista psicologico, le cosiddette teorie complottiste risultano ipotesi credibili e seducono di più dei dati di ricerca reale soprattutto quando la situazione in cui si vive appare complessa e fuori dal proprio controllo. Di fatto si tratta di risposte semplici e parziali a domande complesse, quelle stesse domande complesse – conclude Graffigna – che anche gli scienziati si pongono”.