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Covid, ecco quando si è più contagiosi: la nuova scoperta

Uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine ha provato a fare chiarezza sui giorni in cui si è più contagiosi, dopo aver contratto il Covid-19

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

A più di un anno e mezzo dallo scoppio della pandemia di Covid-19, appare ormai chiaro che non tutti subiscano allo stesso modo le conseguenze dell’infezione. In particolare, fin dalle prime settimane è emerso che alcune persone contraggono la malattia in forma asintomatica e che queste possano essere comunque contagiose.

Uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine condotto dal ricercatore della Boston University School of Public Health, Leonardo Martinez, ha provato a chiarire in quali momenti le persone positive al Sars-CoV-2 sono più contagiose. In particolare, dallo studio è emerso che le persone risultano contagiose già prima di sviluppare i sintomi.

Covid, quando si è più contagiosi

Due giorni prima della comparsa dei sintomi, e tre giorni dopo: ecco quando si è più contagiosi, secondo quanto osservato dal team di ricercatori su una coorte di 730 persone positive e 8852 contatti stretti. Inoltre, stando a quanto si legge tra le scoperte dello studio, i contatti che hanno ricevuto una diagnosi di infezione da Covid-19 avevano maggiori probabilità di essere asintomatici qualora fossero stati esposti a un paziente asintomatico.

“I contatti erano a più alto rischio di Covid-19 se erano stati esposti tra due giorni prima e tre giorni dopo l’insorgenza dei sintomi del caso primario, con un picco al giorno 0“, si legge nello studio.

Covid, chi contagia di più tra asintomatici e non

“I contatti infetti di casi primari asintomatici avevano meno probabilità di presentare sintomi di Covid-19 – si legge inoltre nello studio – suggerendo che la quantità di esposizione potrebbe essere associata alla presentazione clinica nei contatti stretti”.

“Rispetto all’esposizione a un paziente primario asintomatico, il rischio di Covid-19 tra i contatti era maggiore quando erano esposti a pazienti con forme di Covid lievi o moderate. Con l’aumento della gravità del caso primario, i contatti infetti avevano meno probabilità di essere asintomatici“, riferisce lo studio.

Gli autori segnalano tuttavia delle limitazioni alle osservazioni fatte. In primo luogo, alcuni pazienti potrebbero non ricordare esattamente quando sono comparsi i sintomi. Inoltre, alcuni contatti dei positivi potrebbero essere sfuggiti al tracciamento. Inoltre lo studio, essendo stato effettuato nel 2020, potrebbe non tenere conto delle dinamiche di contagio delle nuove varianti di Sars-CoV-2.

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Vaccino Covid, protezione ed efficacia di una o due dosi: i dati Iss Fonte foto: ANSA
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