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Massimo Boldi e la violenza a Corvetto: "Genitori incapaci, una volta i nonni tiravano fuori la cinghia"

Disordini a Corvetto, quartiere di Milano, dopo la morte di Ramy Elgaml e le proteste: secondo Massimo Boldi è colpa dei genitori

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Tutta colpa dei genitori. Secondo l’attore Massimo Boldi, quanto successo nella zona di Corvetto a Milano dopo la morte di Ramy Elgaml ha dei responsabili precisi. Secondo lui ci sarebbe un problema educativo, con madri e padri ritenuti incapaci di andare oltre il “mi raccomando”, quindi troppo permissivi. L’attore ha poi ricordato i vecchi rimedi, violenti, usati dalle generazioni precedenti: “Una volta i nostri nonni tiravano fuori la cinghia“.

Massimo Boldi contro i genitori

Intervistato dall’Adnkronos sul tema della sicurezza a Milano, dopo gli ultimi episodi di violenza a Corvetto, Massimo Boldi ha risposto così: “Mi sono fatto l’idea che tutti vogliono apparire. E quindi, pur di apparire, sono anche in grado di commettere magari un delitto“.

Dopodiché, l’attore ha aggiunto che c’è un problema educativo, con genitori sostanzialmente incapaci: “Più andiamo avanti con gli anni, più i genitori sono sempre più permissivi: più che dire ‘mi raccomando’, non sono capaci”.

corvettoFonte foto: ANSA
Disordini a Corvetto

La frase sui nonni e la cinghia

Lo stesso Boldi ha ricordato poi i vecchi metodi educativi, violenti e lontani anni luce dalla pedagogia: “Una volta i nostri nonni tiravano fuori la cinghia”.

L’attore ha poi precisato che, senza arrivare a questi estremi, i genitori dovrebbero reimparare a educare: “Libertà, diciamo, ma vigilata“.

Secondo lui, inoltre, “il disagio c’è anche se vai nei quartieri altolocati. Secondo le zone, secondo i quartieri malfamati o meno, uno prende l’atteggiamento da dove abita e da dove è abituato a stare”.

Cosa è successo a Corvetto

Nella notte tra sabato 23 e domenica 24 novembre Ramy Elgaml, 19enne di origini egiziane, è morto durante un inseguimento da parte dei carabinieri in via Ripamonti, zona Corvetto, a Milano.

Alla guida dello scooter, che si è schiantato contro un muretto, c’era un 22enne tunisino: anche lui, come la vittima, ha dei precedenti.

Inutili i soccorsi per Ramy Elgaml, nel cui nome sono poi esplose le proteste nel quartiere di Corvetto.

Verso le 22:30 di lunedì 25 novembre, secondo la Questura di Milano circa 70 persone (diventeranno oltre 100 più tardi), avrebbero iniziato una protesta in via dei Cinquecento all’angolo con via dei Panigarola, insultando le forze dell’ordine presenti sul posto per via della tensione in crescendo già dal pomeriggio. Contro gli agenti sarebbero stati lanciati bottiglie e petardi.

I manifestanti, soprattutto giovani, hanno esposto diversi striscioni con le frasi “verità per Ramy” e “non condannate un innocente“.

La situazione è esplosa, con assalti a bus e incendi appiccati in strada: la polizia è intervenuta lanciando lacrimogeni per sciogliere la protesta.

Le accuse a Giuseppe Sala, sindaco di Milano

Ne è nato ovviamente un dibattito politico, col sindaco Giuseppe Sala sul banco degli imputati, ritenuto non in grado – dal centrodestra – di garantire la sicurezza a Milano.

Se da un lato lo stesso ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, giovedì 28 novembre ha confermato che “non si può dire che Milano sia fuori controllo”, al primo cittadino è stato “garantito che da gennaio ci saranno 600 nuovi rappresentanti delle forze dell’ordine tra polizia, carabinieri e Guardia di finanza”.

Sala ha poi ammesso che “non mi spingo a dire che Milano è una città sicura e non ha problemi, ma non serve a nulla crocifiggere questa città che sta facendo uno sforzo per un modello che non è del centrosinistra, ma che caratterizza tutte le città internazionali”.

Il sindaco ha poi rivelato che incontrerà i genitori di Ramy Elgaml.

massimo-boldi-corvetto Fonte foto: IPA / ANSA
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