Caso Yara, scontro sulla "prova regina": cosa cambia per Bossetti
Confronto acceso in tribunale: i reperti che costituiscono la "prova regina" sul caso di Yara Gambirasio sarebbero "esauriti"
Nuove rivelazioni sul caso di Yara Gambirasio, per il cui omicidio è stato condannato Massimo Bossetti. La traccia 31 G20 che rappresenta la “prova regina” nel processo “è forse l’unica traccia che è effettivamente esaurita, stando alle dichiarazioni dei consulenti di allora”. A dirlo, come riporta Ansa, gli avvocati di Bossetti che chiedono comunque di poter esaminare tutti gli altri reperti che la Procura avrebbe definito “scartini” in quanto “di secondaria o nulla importanza”.
Condannato in via definitiva per l’omicidio della tredicenne, Massimo Bossetti ha chiesto alla Corte d’assise di Bergamo che “sia prima di tutto ripristinata la legalità”. Lo ha dichiarato uno dei suoi avvocati, Paolo Camporini, al suo arrivo in tribunale a Bergamo, dove si è discusso la richiesta della difesa di aver accesso ai reperti del caso.
I difensori dell’uomo da tempo, infatti, sostengono possa essere rifatto l’esame del Dna, la cosiddetta “prova regina” nel processo. I giudici si sono riservati di decidere sulla richiesta della difesa.
Intanto, gli avvocati di Bossetti hanno parlato di un “confronto acceso” che si sarebbe svolto in aula e hanno riferito che la Procura ha definito “degli scartini” i reperti diversi dalla traccia 31G 20, con il Dna trovato sui leggins della ragazza ritenuta la “prova regina” nel dibattimento.
Yara Gambirasio: il caso
Il 26 novembre del 2010 Yara Gambirasio è scomparsa da Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo. Fu trovata morta in un campo a Chignolo d’Isola, ad alcuni chilometri di distanza, tre mesi dopo. In seguito, nel giugno del 2014, venne individuato Massimo Bossetti, muratore di Mapello, come possibile autore del delitto. L’uomo fu condannato all’ergastolo e con una sentenza confermata dalla Cassazione.