Bimbo adottato e abbandonato dai genitori dopo 5 giorni a Cremona: la famiglia è stata condannata
Una coppia ha adottato un bambino, per poi abbandonarlo dopo 5 giorni: lui li ha denunciati e ora è arrivata la sentenza di condanna
Sta emergendo dalla provincia di Cremona la storia di un giovane brasiliano, adottato da una famiglia italiana quando era piccolo e abbandonato dopo solo 5 giorni: in quel lasso di tempo, sarebbero avvenute anche violenze. La coppia è stata condannata.
- Adottato e abbandonato dai nuovi genitori dopo 5 giorni
- Dal Brasile a Cremona: nella sua storia anche violenze
- La coppia di Cremona è stata condannata a 3 mesi di reclusione
Adottato e abbandonato dai nuovi genitori dopo 5 giorni
La vicenda viene raccontata da fonti locali e riprese dalle principali testate italiane: un bambino brasiliano di 10 anni è stato adottato nel 2007 da una coppia di Cremona, ma dopo pochissimo tempo questa ha avuto un ripensamento.
A raccontare la vicenda è il diretto interessato, che dopo aver passato del tempo in un carcere per piccoli furti ha trovato il coraggio di aprirsi e denunciare poi quanto accaduto nel suo brevissimo periodo assieme a quella famiglia.
La coppia è stata denunciata e condannata in Appello a risarcire il bambino adottato e abbandonato
Oggi ha 26 anni ed è uscito dal carcere, ma la sua vita in Italia per i giudici è stata ostacolata proprio dalle azioni dei genitori adottivi, condannati anche a risarcirlo per quanto accaduto.
Dal Brasile a Cremona: nella sua storia anche violenze
Tutto è iniziato a luglio 2007, quando la coppia formata da marito e moglie con già un figlio è volata in Brasile, a conoscere il ragazzo nell’orfanotrofio nel quale viveva. Un mese dopo sono tornati a Cremona con la sentenza di adozione del Tribunale di San Paolo.
Solo 5 giorni dopo, tuttavia, i due si sono presentati dal sindaco per rendere nota la loro volontà di non adottare più il bambino di 10 anni. Hanno riferito che il giovanissimo avrebbe puntato un coltello contro il padre adottivo, ma la versione del ragazzo è diversa.
Stando a quanto ha raccontato, non ricorda quell’episodio ma nella querela ha denunciato abusi da parte della madre adottiva, che lo avrebbe picchiato con una cintura dopo una lite col figlio biologico. Dopo l’abbandono, per il ragazzo è iniziato un periodo di stenti che lo ha portato anche in carcere.
La coppia di Cremona è stata condannata a 3 mesi di reclusione
In carcere ha incontrato l’avvocato Gianluca Barbiero di Modena e da lì è partito l’iter giudiziario contro i genitori adottivi. Il giudice di Cremona Giulia Masci gli ha dato ragione, condannando la coppia a 3 mesi di reclusione.
Sono stati ritenuti colpevoli in primo grado nel 2019 e dalla Corte d’Appello di Brescia il 24 giugno del 2021 di avergli fatto mancare i mezzi di sussistenza e per essersi sottratti agli obblighi di assistenza. Hanno anche dovuto risarcirlo con 10.000 euro.
Lui, stando alle parole riportate dal Corriere della Sera, non è in cerca di pietà. Prima di lasciare il carcere, aveva dichiarato: “Sto scontando la giusta pena, ma per la prima volta, qui in carcere c’è qualcuno che ha trovato il tempo e la voglia di ascoltarmi e di spiegarmi i miei diritti e doveri. L’unica cosa che ho ricevuto dalla famiglia italiana è il cognome”.
Ora il 26enne di origini brasiliane è tornato nel Cremonese e, si apprende, vuole intentare una causa civile affinché i genitori adottivi siano condannati a risarcire il danno patrimoniale causato.
Le precisazioni dei legali della famiglia adottiva
I legali della famiglia adottiva chiedono di sottolineare che “il tema principale (…) riguarda l’efficacia nel nostro ordinamento della sentenza straniera in difetto di un formale provvedimento di trascrizione. Si tratta di questione giuridica di particolare complessità, sulla quale si sono registrati in giurisprudenza opposti orientamenti. Il riconoscimento dello status di genitore a fronte di una sentenza di adozione straniera non trascritta, come nel caso che ci occupa, costituiva, all’epoca dei fatti, un dato controverso che ha innescato i procedimenti giudiziari di cui si riferisce nell’articolo”.
Gli avvocati aggiungono che è in essere un “pagamento mensile versato all’amministratore di sostegno a titolo di mantenimento”.
E ancora: “Le pretese risarcitorie” non sono state “neanche azionate nelle sedi a ciò preposte”.