Salgono a 179 le vittime della setta dei digiuni in Kenya: seguaci morti di fame per "vedere Gesù"
Sono 179 le vittime della setta fondata dal sedicente predicatore Paul Mackenzie Nthenge: così istigava i fedeli a morire di fame per "vedere Gesù"
Sale a 179 il numero delle vittime della cosiddetta “setta dei digiuni”, fondata dal sedicente predicatore Paul Mackenzie Nthenge in Kenya. Altri 29 corpi sono stati riesumati nella giornata di venerdì 12 maggio dalla squadra omicidi keniana in una foresta.
La setta dei digiuni
Come riferisce l’agenzia Ansa, i corpi delle vittime della setta sono stati trovati in fosse comuni, sepolti nel terreno di proprietà del sedicente pastore in una fattoria a Shakahola, un villaggio sulla costa sud-orientale del Kenya, dove Mackenzie aveva la sua Good News International Church.
Quest’ultimo si trova agli arresti nella stazione di polizia di Malindi, accusato di omicidio ed istigazione al suicidio, per aver chiesto ai suoi adepti di astenersi dal mangiare per “poter vedere Gesù”.
Sale il numero delle persone scomparse
Sale in maniera drammatica anche il numero dei seguaci della setta che mancano all’appello: sono 609 i fedeli della “Chiesa internazionale della buona novella” di Mackenzie ufficialmente scomparsi.
“Il numero delle persone tratte in salvo rimane a 72, mentre le persone arrestate sono 65. Circa 93 famiglie hanno fornito campioni di Dna”, ha dichiarato il commissario regionale della costa Rhoda Onyancha.
Che cosa predicava il sedicente pastore
Come spiega The Conversation, le prediche apocalittiche di Mackenzie si concentravano sulla fine dei tempi ed erano contrarie agli “stili di vita occidentali” come la ricerca di servizi medici, l’istruzione o la musica.
Autorità al lavoro per riesumare i corpi dalle fosse comuni
Con le sue sue teorie del complotto accusava la Chiesa cattolica, gli Stati Uniti e le Nazioni Unite di agire come “agenti di Satana”.
L’ufficio del pubblico ministero del Kenya aveva ha affermato, nelle scorse settimane, nelle sue conclusioni preliminari, che Nthenge e altri sospettati “potrebbero aver commesso un omicidio”, nonché “istigato le persone a uccidersi” “promuovendo convinzioni radicali”.
Mackenzie è stato arrestato per la prima volta in aprile, dopo che la polizia ha ricevuto una soffiata secondo cui nella sua vasta fattoria situata nella foresta di Shakahola nella contea di Kilifi, nel Kenya orientale, vi fossero delle fosse comuni. Soffiata che, purtroppo, si è poi rivelata essere del tutto fondata.
Successivamente gli è stata negata la libertà su cauzione per timore che possa interferire nelle indagini.