Nuova variante Omicron dal Sudafrica: pericolosità e contagiosità. Per l'OMS è "preoccupante"
Da quali Paesi l'Italia ha bloccato i voli (in tutto sono sei) e quali rischi ci sono per i vaccinati: cosa vuole fare Pfizer. Cosa sappiamo
Una nuova variante Omicron del Coronavirus individuata in Sudafrica sta causando nuove preoccupazioni tra i capi di stato e di governo, la comunità scientifica e i cittadini, in tutto il mondo. La nuova variante dall’Africa del Sud, il cui codice alfanumerico identificativo è B.1.1.529 e indicata con la lettera greca Omicron, è stata individuata su alcune decine di pazienti: originaria del Botswana, nell’Africa meridionale, è stata ritrovata su campioni sequenziati in Sudafrica, in Israele, a Hong Kong e in Europa, in Belgio.
Ciò che preoccupa la comunità scientifica è il gran numero di mutazioni, che rendono questa variante significativamente diversa dal ceppo originario di Wuhan, sul quale sono stati sviluppati i vaccini attualmente a nostra disposizione. Nonostante le evidenze degli scienziati siano, per il momento, ancora molto poche, il mondo si sta già interrogando sulla pericolosità della nuova variante: la variante Omicron è più contagiosa della variante Delta, attualmente predominante in gran parte dei paesi del mondo? Riesce a “bucare” lo scudo del vaccino?
Ecco tutto quello che sappiamo a riguardo e ciò che invece è ancora necessario scoprire.
Nuovo ceppo dal Sudafrica, come è avvenuta la scoperta, dove e chi ne sono gli autori
La nuova variante sudafricana è stata scoperta da un team di ricercatori in Sudafrica in novembre. Per il momento, sappiamo che si è originata in un altro paese dell’Africa meridionale, il Botswana, quindi è arrivata in Sudafrica dove i ricercatori hanno provato a collegarla a un rapido aumento dei contagi all’interno del Paese e in particolare nell’area, a vocazione industriale, che circonda la città di Johannesburg.
L’incontro degli scienziati alla World Health Organization (WHO)
Nella giornata del 26 novembre, gli scienziati che hanno identificato la nuova variante sudafricana hanno avuto un incontro all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel corso del quale sono state discusse le prime evidenze a disposizione della comunità di studiosi sulle ultime preoccupanti mutazioni del coronavirus ed è stato decisa una denominazione che, come per le precedenti varianti, ad esempio la Alfa o la Delta, fa uso di una lettera greca. Stavolta di tratta della “Omicron”, che è la quindicesima lettera dell’alfabeto greco.
Variante Omicron dall’Africa, cosa sappiamo su pericolosità e contagiosità: riesce a diffondersi più rapidamente?
La risposta a questa domanda ancora non è chiara. Come ha scritto il virologo Roberto Burioni su Twitter: “ In sostanza, non sappiamo NULLA della nuova variante”. Perché allora la variante Omicron ha scatenato un simile allarme? La ragione è la quantità di mutazioni che la nuova versione del virus presenta al livello della proteina spike, cioè quella parte del virus che il Covid utilizza per legarsi alle cellule umane e replicarsi.
In tutto, le mutazioni della proteina spike sono più di 30, ma, nella parte della proteina che viene utilizzata dal virus per creare un punto di accesso per infettare le cellule umane, la variante Omicron presenta 10 mutazioni, molte di più di quelle presenti nello stesso punto nella variante Delta.
Tulio de Oliveira, direttore della KwaZulu-Natal Research and Innovation Sequencing Platform, ha parlato di “costellazione di mutazioni davvero inusuale”, e, per quanto l’atteggiamento di Burioni sia forse quello più indicativo dell’orientamento generale della comunità scientifica, il 26 novembre sera l’OMS ha inserito la Omicron tra le varianti che destano preoccupazione (“variants of concern”).
Cosa ha detto l’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla nuova mutazione del Coronavirus
“La variante B.1.1.529 è stata segnalata per la prima volta all’OMS dal Sudafrica il 24 novembre 2021”, si legge sul sito ufficiale dell’Organizzazione. “La situazione epidemiologica in Sudafrica”, è scritto, è stata caratterizzata da infezioni “aumentate vertiginosamente, in coincidenza con il rilevamento della variante B.1.1.529. La prima infezione confermata nota da B.1.1.529 proveniva da un campione raccolto il 9 novembre 2021”.
“Questa variante ha un gran numero di mutazioni, alcune delle quali preoccupanti. Prove preliminari suggeriscono un aumento del rischio di reinfezione con questa variante, rispetto ad altri COV. Il numero di casi di questa variante sembra essere in aumento in quasi tutte le province del Sudafrica”.
Variante Omicron dal Botswana: come riconoscerla, quali sono i sintomi e cosa cambia rispetto alla Delta
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha notato come l’attuale diagnostica PCR SARS-CoV-2 continua a rilevare la variante Omicron. Al contrario, diversi laboratori hanno segnalato che, nel caso di un test PCR molto utilizzato, uno dei tre geni bersaglio non viene rilevato.
In attesa della conferma del sequenziamento, quindi, il suggerimento della WHO è che “questo test può quindi essere utilizzato come marker per questa variante”. L’approccio suggerito dall’organizzazione sovranazionale potrebbe averci detto qualcosa sulla pericolosità della Omicron: “Questa variante è stata rilevata a velocità più elevate rispetto ai precedenti picchi di infezione – sottolinea l’OMS – suggerendo che potrebbe avere un vantaggio di crescita”.
Tra le maggiori preoccupazioni anche quella che la nuova variante possa diminuire l’efficacia dei vaccini: non esistono ancora prove che questo possa succedere, anche se le evidenze preliminari suggerirebbero un rischio di reinfezione accresciuto della variante Omicron rispetto a quelle individuate in precedenza.
Una soluzione potrebbe essere aggiornare i vaccini. Come ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen: “I contratti stipulati dalla Commissione europea con i produttori prevedono che i vaccini siano immediatamente adattati per fronteggiare nuove varianti del virus”.
Le aziende produttrici del vaccino Pfizer e BioNTech hanno fatto sapere di essere in grado di riprogettare il loro vaccino contro il Covid-19 entro un mese e mezzo e spedire i lotti entro 100 giorni.
Cosa ha fatto l’Italia e come hanno reagito i paesi Ue: le limitazioni ai voli da sei paesi dell’Africa, quali sono
Proprio perché non si conosce ancora il livello di rischio associato alla nuova variante dal Sudafrica, molti governi hanno pensato di limitare il traffico aereo da alcuni paesi dell’Africa del Sud. In particolare, a imporre restrizioni sono stati Bahrain, Belgio (dove però è già stato individuato il caso di una persona che neanche sarebbe stata in Africa, essendo partita dall’Egitto e transitata dall Turchia), Regno Unito, Croazia, Francia, Germania, Israele, Italia, Giappone, Malta, Olanda, Hong Kong (anche qui c’è stato almeno un caso, legato a un viaggio in Africa), Filippine e Singapore.
Nel caso dell’Italia, le restrizioni riguardano 6 paesi. Si tratta di Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini. Chi è stato in questi paesi negli ultimi 14 giorni non può entrare in Italia. Il divieto è in vigore dalle 12 del 26 novembre. In Africa è rimasto bloccato l’ex ministro Fioramonti.