Libia, Haftar ordina lo stop alle esportazioni di petrolio
La Compagnia petrolifera nazionale libica ha annunciato la chiusura dei terminal nel golfo della Sirte
La Compagnia petrolifera nazionale libica (Noc) ha dichiarato lo stato di “forza maggiore”, e quindi la chiusura nei terminal petroliferi del golfo della Sirte. Lo riporta un post sulla pagina Facebook della Noc precisando che il Comando generale di Khalifa Haftar e le Guardie degli impianti petroliferi hanno dato istruzioni per “fermare le esportazioni di petrolio” da cinque porti tra cui Sidra e Ras Lanuf.
Era stata una tv qatariota ad anticipare che la Noc oggi “fermerà tutte le esportazioni di greggio da tutti i porti e terminal nella Libia centrale ed orientale” su ordine di due capi militari al comando del generale Khalifa Haftar.
La produzione di petrolio verrebbe ridotta di “almeno 700 mila barili al giorno” per un valore di “oltre 47 milioni di dollari” quotidianamente, scrive l’emittente Libya al-Ahrar sul proprio sito.
I due comandanti haftariani che avrebbero “ordinato ai dipendenti dei terminal petroliferi di sospendere le esportazioni” sono Naji Al-Maghrabi, capo delle Guardie degli impianti petroliferi (Pfg), e un non meglio precisato “comandante della sala operazioni della Sirte”.
Il presidente turco Rece Tayyip Erdogan alla vigilia della conferenza di Berlino sulla Libia ha messo in guardia la comunità internazionale che se il “governo legittimo” di Tripoli, guidato da Fayez al Sarraj, dovesse cadere c’è il rischio di “creare terreno fertile per il terrorismo“.
In un articolo pubblicato su Politico, Erdogan ha sottolineato che “l’Europa dovrà affrontare una serie di nuovi problemi e minacce nel caso il governo legittimo della Libia dovesse fallire”. “Organizzazioni terroristiche come l’Isis o Al Qaida che sono state sconfitte in Siria ed Iraq – scrive il presidente turco – troveranno terreno fertile per rimettersi in piedi”.
La missione Onu in Libia esprime “profonda preoccupazione per gli attuali sforzi per interrompere o compromettere la produzione di petrolio” nel Paese.
“Questa mossa avrebbe conseguenze devastanti prima di tutto per il popolo libico che dipende dal libero flusso di petrolio – si legge in un comunicato dell’Unsmil – e avrebbe effetti terribili per la situazione economica e finanziaria già deteriorata del Paese”. L’Unsmil reitera “l’importanza di preservare l’integrità e la neutralità della National Oil Corporation”.
Di fronte agli appelli e alle minacce di fazioni vicine al generale Khalifa Haftar, che comanda l’est della Libia compresa l’importante ‘mezzaluna petrolifera’, di bloccare i porti e gli impianti di petrolio della Cirenaica, l’Unsmil – alla vigilia della Conferenza di Berlino – “esorta tutti i libici a esercitare la massima moderazione, mentre i negoziati internazionali continuano a mediare la fine della lunga crisi della Libia, inclusa la raccomandazione di misure per garantire la trasparenza nella distribuzione delle risorse”.