"La mafia si siede a tavola" sponsor della squadra di basket Casademont Zaragoza: ira dell'ambasciata italiana
L'ambasciatore italiano a Madrid ha scritto una lettera al presidente della società di basket Casademont Zaragoza dopo un accordo con uno sponsor
L’ambasciata italiana contro una squadra di basket spagnola. Il rappresentante del nostro Paese a Madrid, Giuseppe Buccino Grimaldi, ha scritto una lettera al presidente della Casademont Zaragoza perché “turbato” in seguito alla notizia dell’accordo di sponsorizzazione stretto con la catena di ristorazione ‘La mafia se sienta a la mesa’ (tradotto: ‘La mafia si siede a tavola’). Cinque anni dopo, l’Italia torna alla carica con un marchio su cui si era già espressa la Corte di giustizia europea.
- La catena di ristoranti
- Il precedente: la sentenza del tribunale dell'Unione europea nel 2018
- La lettera dell'ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi
La catena di ristoranti
‘La mafia se sienta a la mesa’, che tradotto significa ‘La mafia si siede a tavola’, è una catena di ristoranti assai nota in Spagna.
Il marchio è diventato famoso in Italia nel 2014, dopo un servizio di Repubblica: i connazionali residenti in Spagna, invece, se ne erano già lamentati, supportati dal Comites di Madrid, dai parlamentari europei italiani, e dalle istituzioni attraverso la Commissione Antimafia presieduta allora da Rosy Bindi.
Giuseppe Buccino Grimaldi, ambasciatore italiano a Madrid
Il precedente: la sentenza del tribunale dell’Unione europea nel 2018
Il 15 marzo 2018 il marchio spagnolo è stato definito “contrario all’ordine pubblico” dal Tribunale dell’Unione europea, dopo la richiesta dell’Italia di cancellarlo.
I giudici della Corte di giustizia europea, che ha sede in Lussemburgo, hanno concesso all’Italia la dichiarazione di nullità della registrazione del marchio come marchio dell’Unione europea perché “può dare un’immagine complessivamente positiva delle azioni della mafia e banalizzare la percezione delle attività criminali di tale organizzazione”.
La Mafia Franchises, società a cui fa riferimento la catena, aveva presentato ricorso, respinto poi dal Tribunale Ue.
La lettera dell’ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi
L’ambasciatore italiano a Madrid, Giuseppe Buccino Grimaldi, ha quindi scritto una lettera al presidente del club di basket Casademont Zaragoza – Reynaldo Benito – sottolineando che “la mafia è un fenomeno criminale e associarla a concetti di convivialità e relax contribuisce a banalizzare le attività illegali e i misfatti commessi da questa organizzazione, che sono con i valori fondamentali dell’Ue, come il rispetto della dignità umana e della libertà”.
Nel messaggio, Buccino Grimaldi ha scritto di essere “turbato” per la notizia della collaborazione tra “un’importante squadra di basket spagnolo e la catena di ristorazione ‘La mafia se sienta a la mesa’, per poi citare anche la sentenza emessa dal Tribunale dell’Unione Europea del 2018, “che ovviamente condivido e che riflettono anche l’opinione di molti italiani che vivono e lavorano in Spagna“.
“In primo luogo, la mafia è un fenomeno criminale. Alla sua lotta sono dedicati numerosi sforzi e ingenti risorse, non solo da parte del Governo italiano, ma anche a livello dell’Unione europea, essendo la criminalità organizzata una grave minaccia per la sicurezza, l’economia legale e la convivenza”, ha proseguito Buccino Grimaldi, aggiungendo che, “l’immagine della mafia seduta a tavola è anche lesiva della cultura della dieta mediterranea, condivisa da Spagna e Italia, che fa del pasto un importante momento di scambio sociale e di crescita personale. Senza dimenticare che l’Euipo (l’Ufficio dell’Ue per la proprietà intellettuale), con sede ad Alicante, e la Corte di Giustizia dell’Ue hanno definito il marchio ‘La mafia se sienta a la mesa’ contrario all’ordine pubblico e offensivo, non solo per le vittime di questa organizzazione criminale e le loro famiglie, ma anche per qualsiasi persona che, nel territorio dell’Unione, incontri questo marchio e possieda soglie medie di sensibilità e tolleranza”.
Quindi, la conclusione: “Questo marchio e la sua associazione con lo sport, come se fosse qualcosa di normale, sono quindi qualcosa che non passa inosservato e che provoca in qualsiasi italiano una sensazione di disagio, anche se si trova in un Paese amato e vicino come la Spagna, e che colpisce molte più persone indipendentemente dalla loro nazionalità”.