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Influenza aviaria tra orsi polari e foche, animali morti dopo contatto con uccelli: segnale preoccupante

Nuovi casi di influenza aviaria tra i mammiferi: scoperte centinaia di foche morte. Dopo l'orso polare, cresce la preoccupazione per l'Antartide

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Il ritrovamento di centinaia di foche morte nella Georgia del Sud ha fatto scattare l’allarme influenza aviaria. Non è il primo caso riportato, pochi giorni fa anche la morte di un orso polare è stata ricollegata al virus. La diffusione dell’aviaria (H5N1) è un segnale preoccupante, dicono gli esperti, di circolazione tra altri mammiferi. Tra questi anche gli umani. Al momento però l’aspetto che desta maggiore preoccupazione è l’impatto ecologico del virus sul territorio dell’Antartide, visto che l’isola della Georgia del Sud si trova nelle sue vicinanze.

Foche morte per l’influenza aviaria

È stata confermata la morte per influenza aviaria di centinaia di foche nella Georgia del Sud. Non è una “prima volta”, visto che il virus H5N1 si diffonde tra i mammiferi (un focolaio è stato registrato anche tra gatti in Polonia), comprese foche ed elefanti marini, ma resta un segnale preoccupante.

Al momento il contagio sembra essere avvenuto per un contatto tra uccelli infetti e foche e non tra la stessa specie. La comunità scientifica tiene d’occhio la situazione, in particolare sulla possibilità di diffusione tra foca e foca (avvenuta nel 2023 in Nord America), che indicherebbe un maggiore adattamento del virus e quindi rischi maggiori di contagio.

influenza aviaria uccelliFonte foto: ANSA
 Aumentano i numeri della diffusione dell’influenza aviaria e degli animali ritrovati morti

L’influenza aviaria uccide un orso

I dati sulla diffusione dell’influenza aviaria segnano un numero di morti tra gli uccelli sempre più alti. Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 il virus, per la prima volta, è arrivato in Alaska e ha ucciso un orso polare.

Le cause della morte dell’orso sono state identificate come conseguenze del virus H5N1. È molto probabile che l’orso abbia mangiato la carcassa di un uccello infetto, ancora contagioso per via delle basse temperature della zona che hanno permesso al virus di sopravvivere.

Pericolo per l’essere umano

Al momento la diffusione dell’influenza aviaria tra gli esseri umano è considerata poco probabile. La possibilità del passaggio del virus dagli uccelli all’essere umano, che porterebbe al rischio epidemia (proprio come accadde con il coronavirus) è piuttosto basso (anche se l’Oms aveva già fatto scattare l’allerta per una nuova pandemia).

Al contrario, le maggiori preoccupazioni dei biologi è l’espansione dell’influenza aviaria in Antartide. A ottobre scorso sono stati ritrovati centinaia di elefanti marini morti legati al virus e il timore è che l’epidemia possa raggiungere le grandi popolazioni di pinguini e danneggiare così l’ecosistema.

influenza-aviaria-foche Fonte foto: ANSA
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