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Giannelli: "Scuola costo sociale altissimo, pagheranno i giovani"

A seguito della notizia sulla riapertura delle scuole, Giannelli (Anp) rimarca la necessità di sanare lo scontro istituzionale tra Governo e Regioni

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Le scuole superiori non riapriranno i battenti per la didattica in presenza il 7 gennaio, come era stato prospettato, bensì il giorno 11. La decisione è arrivata dopo un duro scontro in Consiglio dei Ministri e dopo mesi di dibattito sull’opportunità o meno della riapertura delle scuole con la didattica in presenza.

Si tratta di un traguardo che la ministra Lucia Azzolina auspica da tempo, anche se resta aperto quello che oramai sembra configurarsi come un vero e proprio braccio di ferro tra Governo e Regioni, così come conferma il calendario delle riaperture differenziato.

Proprio questo è l’aspetto che il presidente dell’Associazione Nazionale dei Presidi Antonello Giannelli ha voluto rimarcare nel corso di un’intervista rilasciata a VirgilioNotizie.

Presidente Giannelli, come pensa sia stata gestita l’emergenza sanitaria dal punto di vista della scuola?
È come se la scuola sia stata concepita come un settore isolato dal resto, ma sappiamo bene che non è così. Si è innescato un braccio di ferro tra l’autorità centrale, il Governo che sembra voglia accelerare sulla didattica in presenza, e le Regioni che sembrano remare contro. Ed io non riesco a capire il perché di questo strabismo istituzionale.

Già l’istituto Superiore di Sanità ha attestato che le scuole non rappresentano un focolaio di contagio, eppure si continua a discutere anziché pensare di riportare i ragazzi in aula. La scuola ha dei tempi precisi, dei processi interni che vanno gestiti, non può semplicemente adattarsi.

Quali sono le maggiori criticità a cui sono andati incontro gli istituti scolastici nel corso di questi mesi?
Appunto, il problema principale è l’incertezza continua. Non si riesce a pianificare le azioni sul lungo periodo perché la scuola richiede tempi lunghi.

Dentro le scuole ci sono moltissime persone che lavorano, basta che salti un solo tassello per mandare all’aria il lavoro di mesi. Si pensi solo all’organizzazione degli orari delle lezioni, che non è una cosa banale. Quando si parla di scuola è come se la prospettiva si annebbiasse, si obbligano gli istituti scolastici a navigare a vista. Ma la scuola non può funzionare senza un obiettivo di medio termine.

C’è stata anche la proposta di un sistema a scaglionamento che però la vostra associazione non ha accolto positivamente. Perché?
Noi siamo favorevoli ad uno scaglionamento ragionevole, ma con gli orari scolastici non è semplice concepire un sistema efficace e utile per tutti gli alunni.

Immaginiamo ad esempio un turno che inizi alle ore 10 e proviamo ad immedesimarci nei panni di un alunno pendolare. I ragazzi pranzeranno in aula, probabilmente con un panino, sporcando l’ambiente, costretti a levarsi le mascherine. Usciranno da scuola alle 16 e poi dovranno affrontare il viaggio di rientro a casa. Alcuni di loro impiegheranno anche più di un’ora. Arriveranno a casa in serata, giusto in tempo per cenare. Quando pretendiamo che studino a casa?

Il punto è che prima di avanzare delle proposte occorre analizzare bene le situazioni e conoscerle. Queste sono proposte che non attribuiscono alla scuola la rilevanza sociale di cui tutti dovremmo tenere in considerazione.

E a proposito di rilevanza sociale, questo è anche uno degli aspetti che è stato criticato maggiormente della didattica a distanza. Lei come la pensa?
Penso che la didattica a distanza sia stata una misura a cui ci si è dovuti adattare in un momento in cui non c’era altra scelta, ma sono convinto del fatto che la scuola non sia solo un luogo di apprendimento ma anche di crescita psicologica. Non dobbiamo dimenticare che la frequentano bambini e ragazzi dai 5 ai 18 anni.

Abbiamo affrontato l’emergenza sanitaria e la sospensione della didattica in presenza come se tutto questo non avesse un costo. Ma la verità è che i nostri ragazzi stanno pagando un prezzo altissimo.

Non ci sono mai state soluzioni pre costituite per affrontare l’emergenza Covid. Ma io credo che sia fondamentale in questo momento porre fine alla frattura tra Governo e Regioni, che è indice di uno scollamento istituzionale e della mancanza di valori condivisi. È una situazione che va sanata quanto prima.

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