Picco dell'influenza, a Napoli pronto soccorso intasati e ricoveri bloccati: Pregliasco consiglia il vaccino
Con la riapertura delle scuole ci si aspetta il picco dell'influenza, con un aumento dei casi. Occhi anche a virus sinciziale e HMPV
La regione con la maggior copertura vaccinale al momento risulta la Lombardia con 10 casi ogni 1.000 abitanti. Male, invece, in alcune zone del sud, con Basilicata e Calabria che non hanno fornito alcuna indicazione. Una condizione sottolineata dalla rivista scientifica Lancet, che in un articolo pubblicato in Europa fotografa la situazione sanitaria frammentata in Italia. A Napoli i pronto soccorso sono addirittura al collasso per i tanti accessi, tant’è che sono stati bloccati i ricoveri. Di certo, se finora l’influenza ha colpito poco (complici anche le temperature miti), “con la riapertura delle scuole dobbiamo aspettarci un’impennata”, spiega a Virgilio Notizie il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio e Direttore della Scuola di specializzazione di igiene e medicina preventiva dell’Università degli Studi di Milano.
- La situazione dei pronto soccorso a Napoli
- Perché il picco dell'influenza arriva proprio adesso
- Il vaccino antinfluenzale
- L'intervista a Fabrizio Pregliasco
La situazione dei pronto soccorso a Napoli
A Napoli l’incidenza dei virus stagionale è più alta della media nazionale, come certifica il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità attraverso la rete di sorveglianza RespirVirNet.
Dopo l’affollamento del pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli durante le feste natalizie e dopo i 100 ricoveri segnalati a inizio 2025 al Cotugno, la Asl Napoli 1 ha di fatto bloccato i ricoveri non urgenti.
L’obiettivo è quello di riservare i posti a fragili e anziani, in attesa del picco previsto a metà gennaio.
Perché il picco dell’influenza arriva proprio adesso
L’andamento stagionale tipico dell’influenza dovrebbe essere rispettato anche quest’anno, con un aumento dei casi tra l’inizio e la metà di gennaio, complici gli effetti delle vacanze natalizie, trascorse in famiglia e a stretto contatto con parenti e amici, e la riapertura delle scuole.
A essere maggiormente colpiti sono soprattutto i bambini, che però finiscono con il veicolare il virus anche al resto dei familiari, in particolari esponendo a maggiori rischi gli anziani e i fragili.
Il vaccino antinfluenzale
Da qui l’appello degli esperti a vaccinarsi, nonostante il periodo avanzato invernale.
Nonostante la campagne sia iniziata in autunno, è sempre possibile infatti ottenere l’immunizzazione, pur tenendo conto del tempo necessario perché il vaccino faccia effetto, stimolando il sistema immunitario.
Gli esperti consigliano chi non lo avesse fatto a provvedere, soprattutto in caso di fragilità, dovuta per esempio a cardiopatie, malattie oncologiche, obesità o in caso di grandi anziani.
Secondo l’ultimo rapporto del servizio epidemiologico regionale Seremi, aggiornato all’ultima settimana di dicembre 2024, si sono registrati complessivamente 400 mila casi di influenza da inizio stagione: di questi, 34 mila sono relativi all’ultima settimana dell’anno.
Pochi, invece, i casi di Covid: al 31 dicembre erano circa 20 i positivi e 50 i ricoveri.
L’intervista a Fabrizio Pregliasco
A preoccupare, però, sono anche altri virus, come conferma a Virgilio Notizie il virologo Fabrizio Pregliasco,
Per quando è previsto il picco influenzale?
“Premettiamo che finora le cose sono andate meglio rispetto alle previsioni di crescita di inizio stagione, per molti motivi. Il meteo può aver influito, ma anche e soprattutto il tipo di virus che sta circolando”.
Perché? È meno aggressivo di quanto non si temesse?
“Il fatto è che in genere si osserva quanto accade in Australia e lì ha circolato soprattutto l’A/H3N2, mentre da noi si registra la presenza soprattutto dell’A/H1N1, che ha effetti clinici di minor impatto sul paziente. L’A/H3N2 è presente, ma non predominante, così come un virus di tipo B. Attenzione, però, anche ad altri virus in circolazione: ricordiamo che sono in tutto 262, ai quali si sommano quelli influenzali”.
Di quali si tratta? Quali preoccupano di più?
“Le maggiori difficoltà derivano dal rhinovirus, insieme al virus respiratorio sinciziale che colpisce soprattutto i più piccoli, che non hanno un sistema immunitario che li protegge come nell’adulto. Ovviamente i rischi sono collegati all’età anche in altri casi, come per il metapneumovirus (o HMPV, ndr), che invece può creare più problemi negli anziani”.
Com’è andata finora, pensando anche agli altri virus?
“Gli accessi in ospedale al 31 dicembre sono stati 4532, al momento la situazione è sotto controllo, anche per quanto riguarda il Covid, nonostante ci siano ancora alcune vittime (la scorsa settimana sono state una quarantina, non tante, ma si tratta pur sempre di vittime e spesso sono fragili). La vera incognita, però, è rappresentata dalla riapertura delle scuole. Dopo il periodo natalizio, a stretto contatto con familiari e amici, il ritorno a scuola rappresenta un rischio per l’amplificazione e diffusione dei virus”.
Chi sono i più esposti?
“In una prima fase sicuramente i bambini che, però, poi veicolano le malattie in casa, esponendo anche gli anziani – i nonni – a potenziali patologie. Per questo è importante che siano protetti, mentre risulta che la copertura sia ancora bassa. È in leggera risalita rispetto allo scorso anno, ma i dati non sono entusiasmanti”.
C’è ancora tempo per vaccinarsi?
“Sì, è sempre possibile vaccinarsi ed è consigliabile per i più fragili, come gli over 65, i pazienti con patologie cardiovascolari, gli immunodepressi come gli oncologici o i diabetici e obesi”.
Ci sono altri virus, intanto, che possono preoccupare?
“Sì, per esempio il metapneumovirus, che sta creando qualche difficoltà per esempio in Cina. È un virus noto, ma che determina effetti pesanti simili a quelli più aggressivi di tipo influenzale. La sintomatologia è simile, con febbre alta, dolori articolari e muscolari. Per distinguerli occorre un tampone, con analisi di laboratorio. Diverso è il discorso per il virus respiratorio sinciziale”.
Quali sono le differenze e come si cura, nel caso sia diagnosticato ai bambini?
“Il virus sinciziale preoccupa sempre molto i genitori proprio perché colpisce soprattutto i bambini. Spaventano gli effetti, in particolare la bronchiolite nei più piccoli che sono i più vulnerabili. Quest’anno, però, è stato possibile in alcuni casi ottenere una immunizzazione (che non è una vera “vaccinazione”), in alcune Regioni”.
In cosa consiste?
“È una immunizzazione ‘passiva’, rappresentata dalla somministrazione di anticorpi monoclonali specifici che sono autorizzati dagli Enti nazionali regolatori, ma non ancora così diffusa anche per via del costo. Di fatto forniscono una protezione temporanea, di qualche mese, evitando potenziali complicanze. Può essere offerto anche a ultra 65enni e donne in gravidanza, ma finora è accaduto solo in alcune Regioni”.