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Funivia Mottarone, la testimonianza: verso altri indagati

I tre indagati per la terribile tragedia della funivia Mottarone sono usciti dal carcere: uno è ai domiciliari, gli altri due sono liberi

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

La decisone di Gabriele Tadini di disattivare i freni di emergenza sulla cabina della funivia Stresa-Mottarone, è stata una “condotta scellerata, della quale aveva piena consapevolezza, posta in essere in totale spregio della vita umana e con una leggerezza sconcertante”. Così scrive la gip di Verbania Donatella Banci Buonamici nell’ordinanza con cui ha disposto gli arresti domiciliari per il capo servizio della funivia.

Tadini, che ha confessato di aver manomesso i freni, va ai domiciliari, mentre tornano in libertà Luigi Nerini, gestore dell’impianto, e Enrico Perocchio, direttore di esercizio.

I tre erano stati fermati nella notte tra martedì 25 maggio e mercoledì 26 per la tragedia che ha causato 14 morti e un ferito grave, il piccolo Eitan, che a soli 5 anni ha perso nell’incidente i genitori, il fratellino e i bisnonni.

Incidente della funivia del Mottarone, le testimonianze dei dipendenti

La svolta è arrivata anche grazie alle deposizioni di alcuni dipendenti della funivia, che hanno dichiarato che era stato Tadini a ordinare di “far funzionare l’impianto con i ceppi inseriti”.

“Prima che si rompa una fune traente o una ‘testa fusa’ ce ne vuole”, avrebbe detto Tadini, a un altro dipendente, secondo la deposizione di quest’ultimo.

I forchettoni per bloccare i freni di emergenza della cabina erano stati inseriti già il 26 aprile, quando l’impianto tornò in funzione dopo le restrizioni anti-Covid.

Incidente del Mottarone, verso altri indagati

Gli ultimi sviluppi dell’inchiesta potrebbero portare ad altri indagati. Rischia infatti di aggravarsi la posizione degli addetti alla funivia che sapevano del fatto, in particolare di chi ha collocato materialmente i forchettoni su ordine di Tadini.

Gli addetti sapevano della prassi del caposervizio Gabriele Tadini di lasciare inseriti i ceppi per bloccare il sistema frenante, ma forse potevano rifiutare di assecondarla“, scrive la gip nell’0rdinanza.

“Valuteremo in che termini sapevano dell’uso dei forchettoni”, ha detto la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi, e “valuteremo se hanno consapevolmente partecipato o se si sono limitati ad eseguire indicazioni provenienti dall’alto”.

A riguardo, la giudice per le indagini preliminari bacchetta la procura quando scrive che il manovratore in servizio quel giorno dell’incidente “mai avrebbe dovuto essere sentito come persona informata sui fatti, dopo le dichiarazioni assunte prima delle sommarie informazioni rese da Tadini”.

Incidente della funivia di Mottarone, Tadini ai domiciliari: “Non sono un delinquente”

“Non sono un delinquente“, ha dichiarato Gabriele Tadini, come ha riportato l’avvocato Marcello Perillo all’Ansa. “Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse“.

Nell’ordinanza della gip di Verbania si legge che “appare evidente il contenuto fortemente accusatorio nei confronti di Gabriele Tadini perché tutti concordemente hanno dichiarato che la decisione di mantenere i ceppi era stata sua, mentre nessuno ha parlato del gestore o del direttore di servizio”.

Incidente della funivia di Mottarone, Perocchio e Nerini liberi: “Mi sono sentito morire”

Enrico Perocchio, lasciando il carcere di Verbania, si è detto “contento di tornare dalla mia famiglia” e “disperato per le quattordici vittime”.

Ha poi spiegato che “l’errore è stato mettere i forchettoni per ovviare ad un problema che si sarebbe risolto. Se avessi saputo che erano stati messi non avrei avvallato la scelta, in carcere stavo male per le persone mancate e per la mia famiglia”.

Ai cronisti dell’Ansa ha dichiarato che non riesce a spiegarsi perché la fune si è spezzata. “Tutte le manutenzioni sono state fatte. Ora vedremo dalle analisi. Io quel giorno sono partito immediatamente appena ho saputo della strage”.

Mi sono sentito morire quando ho saputo delle accuse dei pm, ho sentito come un macigno addosso”, ha raccontato, chiarendo però che “fisicamente non toccava a me guardare” se i forchettoni sui freni, che vengono inseriti per evitare lo stop di emergenza delle cabine vuote, erano rimasti inseriti.

“Non so perché Gabriele Tadini abbia detto che io ho avvallato la sua scelta”, ha proseguito. “Questa tragedia la ricorderò per tutta la vita”, ha sottolineato.

Ha dunque spiegato di non aver mai ricevuto “pressioni per mantenere la funivia aperta” da parte di Luigi Nerini. Quest’ultimo, gestore dell’impianto, non ha voluto lasciare dichiarazioni all’uscita dal carcere.

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Incidenti in funivia, dal Cermis al Mottarone: i più gravi Fonte foto: ANSA
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