Funivia Mottarone, la mossa del pm dopo la confessione di Tadini
Gabriele Tadini, che ha manomesso i freni, rimarrà in carcere perché potrebbe inquinare le prove o fuggire
Deve rimanere in carcere Gabriele Tadini, a capo del’impianto della funivia Mottarone. Nella conferma del fermo della Procura di Verbania si legge che sussistono il pericolo di fuga e di inquinamento probatorio, come ha spiegato il difensore Marcello Perillo all’Ansa. L’uomo ha ammesso di aver manomesso i freni di emergenza, ed è accusato di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e omissione dolosa.
Funivia Mottarone, Tadini rimarrà in carcere: la risposta del suo legale
La richiesta della convalida del fermo e la richiesta della nuova misura cautelare in carcere, in isolamento in una cella di massima sicurezza, è un documento di ben 10 pagine. “Si tratta di una misura molto severa“, ha dichiarato l’avvocato.
“Non dimentichiamo che si è rotta una fune, e un aspetto tecnico importante è capire dove è avvenuta la rottura. Non credo che il forchettone potesse incidere sul cavo, così come bisogna capire i freni su quale fune erano, se portante o traente”, aveva già dichiarato Marcello Perillo.
Incidente della Funivia Mottarone: chiesto un nuovo sopralluogo dal legale
Gabriele Tadini ha ammesso davanti al gip di aver lasciato in azione il forchettone che ha impedito all’impianto di bloccarsi ed evitare la tragica cauta della cabina della funivia.
Nell’incidente hanno perso la vita ben 14 persone. L’unico superstite è stato il picco Eitan, un bimbo di 5 anni, che ha perso nella tragedia i genitori, il fratellino e i bisnonni.
L’avvocato Marcello Perillo, fa sapere l’Ansa, sarebbe già in contatto con diversi esperti per chiedere alla Procura di Verbania di eseguire un sopralluogo sul luogo del disastro.
Incidente della Funivia Mottarone: perché Gabriele Tadini ha bloccato i freni
Secondo quanto emerso dalle indagini e dal racconto di Gabriele Tadini, la scelta di lasciare il blocco ai freni era stata presa per velocizzare la ripartenza della funivia.
Non è ancora noto se possano esserci altre motivazioni dietro il gesto, e si indaga in questo senso anche su possibili ordini di servizio concordati con altri dirigenti.
“Del fatto ho parlato 5 minuti con il mio assistito e non ho ancora letto il verbale reso al pm. Sono 38 anni che lavora in questi ambiente, è una persona perbene, preparata”, ha raccontato ancora il legale.
“Le motivazioni le chiederò a lui per scelta e saranno decisive per la scelta difensiva“, ha concluso l’avvocato parlando con l’Ansa, parlando di cosa accadrà nei prossimi giorni.