Chi sono i franchi tiratori e come viene applicata la tagliola
Analisi della votazione in Senato del ddl Zan: chi sono i franchi tiratori e come ha funzionato la trappola che ha portato al suo affossamento
In questi giorni si sta parlando dei franchi tiratori e della trappola della tagliola in seguito all’affossamento del ddl Zan contro l’omotransfobia in Senato su voto segreto. Questo risultato potrebbe aprire nuovi scenari politici e nuovi equilibri. Ma, prima di addentrarci in analisi di questo tipo, è necessario fare il punto della situazione per capire esattamente ci sono i franchi tiratori e come funziona l’iter di approvazione di un disegno di legge.
Chi sono i franchi tiratori
Nel linguaggio comune, i franchi tiratori sono quegli esponenti di un partito politico che, sfruttando il voto a scrutinio segreto, decidono di non seguire le indicazioni del loro partito o gruppo parlamentare.
Il voto sul ddl Zan è un esempio concreto. Secondo il conteggio dei seggi di PD, M5S e Leu (partiti favorevoli al disegno di legge), il centrosinistra si aspettava di portare a casa un numero maggiore di voti che sarebbe stato sufficiente per l’approvazione. Al conteggio mancherebbero diversi voti, probabilmente appartenenti ad esponenti di uno di questi partiti che, nel segreto della votazione, avrebbero votato conto. Questi sono i cosiddetti franchi tiratori.
Il termine “franco tiratore” deriva dal lessico militare e si riferisce a quei soldati che agiscono fuori dagli schemi impartiti da generali e comandanti. Il loro compito è quello di agire con piena libertà di azione ed iniziativa per assestare dei colpi decisivi alle difese del nemico.
L’origine probabilmente va ricondotto al 1870 quando, durante la guerra franco-prussiana, venivano indicati così quei piccoli gruppi di combattenti che praticavano forme di guerriglia contro le truppe regolari prussiane che stavano invadendo la Francia. Si parlò di franchi tiratori in due occasioni anche durante la Seconda guerra mondiale. Una, in riferimento alla battaglia di Firenze del 1944 quando la città venne liberata, per riferirsi ai cecchini nazifascisti che decisero di non seguire le truppe in ritirata ma di continuare a combattere dai tetti delle case. L’altra per indicare i Francs-tireurs et partisans (FTP), un importante gruppo della Resistenza francese.
Cos’è un ddl e come viene approvato
Ddl è l’acronimo di disegno di legge. Con il termine disegno di legge viene indicata una proposta di testo normativo, suddiviso in articoli. Può essere presentata da ciascun membro delle Camere, dal Governo, da almeno cinquantamila elettori, da un Consiglio Regionale o dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL). Secondo il lessico utilizzato nella Costituzione Italiana, si tratta di una tipologia di progetto di legge. I termini disegno di legge e proposta di legge rappresentano lo stesso atto, ma, in riferimento al progetto di legge in Senato, c’è una piccola differenza: il disegno di legge dal Governo, mentre la proposta di legge viene proposta da un membro del Parlamento o del Senato.
Nel processo legislativo che porta all’approvazione di una legge, il disegno di legge si colloca nella fase dell’iniziativa legislativa. In caso di esito positivo, possono seguire le fasi della discussione e della promulgazione.
Cos’è la tagliola
La tagliola è una procedura parlamentare prevista dall’articolo 96 del regolamento del Senato, che prevede che “prima che abbia inizio l’esame degli articoli di un disegno di legge, un senatore per ciascun gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame”. È stata decisiva per l’esito del voto del ddl Zan perché, su proposta di Lega e Fratelli d’Italia, conclusa la discussione di un provvedimento, non si è proceduto con l’esame degli articoli e al voto degli emendamenti, come da prassi.
La tagliola viene spesso confusa con la ghigliottina che, secondo l’articolo 78 del regolamento del Senato, indica la procedura parlamentare che impone un limite di tempo massimo alla discussione parlamentare, scaduto il quale si passa immediatamente alla votazione finale dell’intera legge.
Perché in alcuni casi il voto è segreto
Di norma, il voto in Camera e Senato è palese ad eccezione delle votazioni riguardanti le persone per le quali viene effettuato a scrutinio segreto. Obbligatoriamente è sempre palese in riferimento a legge finanziaria, leggi di bilancio, leggi collegate e tutte le deliberazioni che abbiano comunque conseguenze finanziarie.
Può essere segreto in altre circostanze, quando vi sia stata la relativa richiesta da parte di 30 deputati o da uno o più presidenti di gruppi, che separatamente o congiuntamente, risultino di almeno pari consistenza numerica. In particolare, i regolamenti delle due Camere prevedono concordemente la facoltà di richiedere lo scrutinio segreto nelle votazioni che incidono sui principi e sui diritti di libertà di cui ai seguenti articoli della Costituzione.
Proprio quest’ultimo è stato il caso della votazione in Senato del ddl Zan. In un primo momento, la destra ha chiesto proprio il voto segreto sperando in un voto a loro favorevole da parte di alcuni esponenti del centrosinistra e del M5S. Ha poi chiesto l’applicazione della tagliola per chiudere il cerchio ed affossare così il disegno di legge.