De Girolamo, la nuova vita passa per social e tv: l'intervista
Dalla rinascita dopo l'assoluzione, alla conduzione di "Ciao Maschio": una chiacchierata con l'ex ministra sulla sua "fase 2"
Per Nunzia De Girolamo il 2020 è stato un anno sulle montagne russe, ma forse con più bassi che alti. Solo a ottobre, ad esempio, l’esperienza del Covid (che ha contagiato tutta la famiglia) e la richiesta del pm di otto anni di carcere per l’ex ministra, imputata nel caso delle consulenze all’Asl.
In quel momento, lei che si sente sempre “Wonder Woman”, come dice in quest’intervista, ha vacillato: “Ero come in una bolla”, ammette, “ma poi mi sono rialzata, reagendo anche fisicamente alla malattia, perché di stare male non me lo potevo permettere”.
Da allora le montagne russe sembrano essersi trasformate in un viaggio su binari più calmi, prima con l’assoluzione da un processo durato sette anni, poi con l’affidamento della conduzione del programma “Ciao Maschio”, appena rinnovato per altre cinque puntate, una trasmissione che decostruisce i maschi alfa per eccellenza dei salotti televisivi italiani: Sgarbi, Calenda, Mughini, De Magistris, attraverso un processo maieutico che prova a metterne in luce un lato più fragile.
Ad anni di distanza dalla fine della sua carriera politica, Nunzia De Girolamo non appartiene alla schiera dei politici dei quali ci si chiede che fine hanno fatto. Il modo in cui trascorre le sue giornate è sotto gli occhi di tutti: non soltanto in televisione, ma anche sui social, ed in particolar modo su Instagram, dove cura un profilo aggiornatissimo, che offre allo stesso tempo uno sguardo sulla sua immagine pubblica e privata, in cui un post sul backstage di “Ciao Maschio” si alterna a un video in cui l’ex parlamentare mette a lucido il parquet di casa.
Insomma, semmai Wonder Woman se ne fosse andata, è stato solo per un momento. L’energia ritrovata traspare anche da una chiacchierata, in esclusiva con Virgilio Notizie, che doveva durare mezz’ora e invece è andata avanti per il doppio del tempo. E che aveva l’ambizione (si spera realizzata) di mettere a fuoco una parte della fase 2, “quella autentica”, assicura lei, della vita dell’ex deputata: dai riflettori della tv, ai social, alla calma dopo il pronunciamento dei giudici.
Con la trasmissione “Ciao Maschio”, in onda su Rai 1 a mezzanotte e venti di sabato, intercetta un tema molto attuale. Crede che il sesso tradizionalmente considerato “forte” sia in crisi? Se sì, perché?
Penso che “Ciao Maschio” sia innovativo perché è un programma di genere con l’ambizione di mettere l’uomo al centro, che parla e si racconta. I maschi tendono a non manifestare la fragilità dei propri sentimenti e questo determina un cortocircuito nei rapporti: la recita del maschio alfa andava bene prima, adesso la donna è cambiata e il maschio italiano, cresciuto con i modelli della mamma e della nonna, si ritrova smarrito nel vedersi invecchiare con un modello di moglie che ricorda più da vicino me.
Crede che il modello di uomo forte, rispetto al quale possiamo tutti sentire una maggiore o minore pressione ad adeguarci, ma che comunque esiste nella società italiana, sia faticoso da sostenere, anche per i maschi che lo interpretano?
Ma io questo l’ho sempre pensato! Alle finte femministe dico sempre che i figli sono figli di mamme, quindi di donne, e quello che diventano nella vita dipende anche dal tipo di educazione che ricevono.
In altre occasioni, ha dichiarato che negli ultimi anni le è capitato di riscoprire la sua femminilità. Ora sembrerebbe voler fare la stessa cosa con i suoi ospiti a “Ciao Maschio”: incoraggiare gli uomini ad abbracciare un lato convenzionalmente attribuito alle donne.
Personalmente sono sempre stata convinta che in ognuno di noi ci sia una parte femminile. Nei mestieri che ho fatto ho dovuto nascondere il mio lato di donna, a partire proprio dal look, nel tentativo di rendermi più credibile. Poi ho scoperto che la mia femminilità era un grande pregio, grazie anche a “Ballando con le Stelle”, uno spettacolo che mi ha messo a nudo, come davanti a uno specchio. Fare la stessa operazione con i maschi credo sia un esperimento sociale interessante. Un maschio è più libero se si abbandona alla sofferenza. Che poi il dolore, le lacrime, la paura, non sono né maschili, né femminili.
Ho notato che il dato degli ascolti è stato percepito in maniera contrastante dai critici tv (l’ultimo, relativo a sabato scorso, è del 9 per cento). Nel dubbio, le chiederei se lei è soddisfatta dal numero di spettatori.
Mi posso ritenere soddisfatta, anche perché uno zoccolo duro di telespettatori non mi ha mai abbandonata, nonostante la mia seconda serata sia contro Maria De Filippi. Per “Ciao Maschio” tuttavia ero più interessata alla qualità. Personalmente non amo la tv trash e cercavo un ambiente che somigliasse a un salotto di casa, in cui non ci si abbandonasse a continue esibizioni verbali.
Da poco ha superato la soglia 100mila follower su Instagram e ha moltiplicato i canali di comunicazione (Telegram, Whatsapp, TikTok). I social sono stati una scoperta? Come hanno cambiato il suo modo di comunicare?
In tv devi essere ospitato per poter interagire, e questo, a un certo punto, non mi bastava più. Ai 100mila follower sono arrivata con grande sacrificio. Con Gabriele Di Marzo, prima che un collaboratore, un amico, siamo andati a raccogliere gli utenti uno a uno, è stato un lungo lavoro di interazione, durante il quale ho imparato gradualmente come esporsi.
A dicembre ha visto la fine di un processo lungo sette anni che l’ha vista in posizione di imputata. Vivere nell’incertezza per tutto questo tempo è sicuramente difficile. Ci si fa l’abitudine? Oppure si prova ad andare avanti giorno per giorno, concentrandosi sul qui e ora?
Su un piano emotivo il processo è stata l’esperienza più devastante che io abbia vissuto, una gocciolina che si è innestata nell’animo giorno dopo giorno per sette anni, durante i quali la tua vita è nelle mani di altre persone. Provi rabbia, depressione e paura per il futuro, ma devi tenere a bada tutte queste sensazioni, perché intorno a te la vita va avanti. Ho nascosto il dolore dietro un sorriso di circostanza, dovuto. Certo, momenti di felicità sincera ci sono stati, ma nella maggior parte dei casi si è trattato di un sorriso amaro. Io che ho studiato giurisprudenza e credevo nella giustizia, mi dicevo: “Dovranno assolvermi, perché sono innocente”. Ma poi pensavo anche che, se la giustizia fosse stata così giusta, allora non sarei dovuta andare a processo.
All’assoluzione come ha reagito?
Dopo l’assoluzione ho fatto una passeggiata, mi sono abbassata la mascherina e ho tirato un profondo respiro, ringraziando qualcuno o qualcosa, non so chi o cosa di preciso. Ho ricominciato a vivere ma resta una cicatrice, peggiorata dal fatto che a tutto questo si è sommata la delusione della vicenda politica. Ero la ragazza “da yes we can”, venuta dalla provincia, appena sposata e con una figlia molto piccola. Improvvisamente tutto il castello è andato in frantumi.
È diverso vivere il rapporto con sua figlia sapendo che adesso non c’è più l’incognita del processo sul vostro futuro insieme?
Nel rapporto con mia figlia non è cambiato nulla, il grande amore per Gea (otto anni, ndr) mi ha aiutato tantissimo. È stata la motivazione per alzarmi dal letto, la mia responsabilità e uno stimolo per andare avanti.
E il rapporto con suo marito invece è cambiato?
Con mio marito credo di sì, le cose sono cambiate. Durante il processo, Francesco tendeva a minimizzare, però mi suggeriva anche che avrei dovuto fidarmi di meno delle persone che faccio entrare in casa (il processo è partito dopo una registrazione consegnata in procura da un amministratore beneventano, ndr). Dopo l’assoluzione, con mio marito qualcosa è cambiato, mi sento più libera e serena. In generale, anche se sei innocente, il processo porta un senso di vergogna e di ansia che incide sui tuoi rapporti personali perché pensi che tutto il mondo faccia cattivi pensieri sul tuo conto.
Come hai vissuto il Covid, una malattia che ha colpito anche le persone a lei care?
Ho rischiato di perdere mio padre per le conseguenze della cura contro il Covid e ho avuto paura di trasmettere il virus a mia figlia. In quel periodo la salute è diventata la principale preoccupazione. Io che di solito sono Wonder Woman ho vissuto in una bolla, complice anche la cura a base di cortisone. Nonostante stessi male fisicamente mi sono rialzata per disinfettare ogni cosa, reagendo anche fisicamente al Covid, perché non mi potevo permettere di stare male.
Sono una mamma apprensiva, il tipo di genitore che rimbocca le coperte alla figlia prima che vada a dormire. Gea non ha mai dormito distante da me e questa separazione forzata è stata un momento difficilissimo che mi ha fatto fare le notti in bianco. Per una mamma dall’approccio fisico come me, la mancanza di un abbraccio è stata molto difficile. Io e Gea ci parlavamo attraverso la zanzariera, io avevo una coperta addosso a causa del freddo che ti porta la malattia, ci parlavamo da lontano. Alla fine però il virus mi ha anche aiutato, insegnandomi ad apprezzare le piccole cose.
Se ripenso alla sua immagine pubblica, non posso non notare quanto sia cambiata nel corso degli ultimi anni. Mi viene spontaneo chiedermi se sto guardando due aspetti diversi della stessa persona o una persona che è molto cambiata dalla prima volta che abbiamo fatto la sua conoscenza in politica.
Nunzia è quella di oggi, una donna più adulta, matura. Finalmente sono tornata a essere quella di sempre. Durante la fase politica ero molto presa nel tentativo di affermazione, di conseguenza avevo messo da parte alcuni aspetti del mio carattere. Ora sono finalmente libera di essere me stessa. Se mi vedete diversa è perché, a differenza di altre persone, io non sono maturata nel privato, ma in pubblico.