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Vaccino Russo, funziona? Cosa sappiamo sullo "Sputnik V"

Dopo aver registrato il 92% di efficacia nei test, il vaccino russo "Sputnik V" sembra pronto all'utilizzo su scala globale. Come si muove l'Ue

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato il:

L’11 agosto 2020 il vaccino russo anti-Covid “Sputnik V” conquistava per la prima volta l’homepage dei siti di informazione. Il “Corriere della Sera”, ad esempio, titolava: “Putin: Abbiamo il vaccino contro il coronavirus, mia figlia lo ha testato”. Per dare notizia dello stesso annuncio, il “New York Times” metteva in risalto un’importante questione di metodo: “La Russia approva un possibile vaccino prima di completare le sperimentazioni”.

Da allora si è parlato del contestato brevetto solo saltuariamente e, nello specifico, quando altri paesi, come gli Emirati Arabi Uniti, decidevano di seguire l’esempio dell’ex repubblica socialista.

Di giovedì invece il risultato di uno studio comparso sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica “The Lancet“, una delle voci più affidabili nel dibattito, piuttosto confuso, scatenato dalla pandemia da nuovo coronavirus. Fino a questo momento, gli esperti, così come gli organi di stampa più prestigiosi, avevano espresso molte riserve sull’affidabilità dello “Sputnik V”. Cosa è cambiato?

Nello studio autorizzato alla pubblicazione dal comitato scientifico del giornale medico, si legge che il vaccino russo “Sputnik V” si è rivelato efficace nel 91,6% dei casi.

Cosa significa? Il medicinale che, non a caso, porta il nome di una storica spedizione spaziale, tramite la quale l’Urss rilanciò il proprio prestigio nella Guerra Fredda, può entrare a far parte dei piani vaccinali delle nazioni occidentali, preoccupate dalla scarsità di scorte e dai ritardi nelle consegne?

Come funziona il vaccino russo “Sputnik V”

Prodotto dall’istituto di ricerca, epidemiologia e microbiologia Gamaleya, con sede a Mosca, in Russia, il Gam-COVID-Vac (questo il nome ufficiale dello “Sputnik V”) utilizza un agente patogeno innocuo come veicolo per infettare l’organismo con un piccolo frammento di coronavirus.

In questo modo, il corpo viene esposto a una parte del codice genetico del virus e impara a riconoscerlo, evitando tuttavia che il contatto degeneri in un’infezione. Dopo l’inoculazione il sistema immunitario comincia a produrre anticorpi efficaci contro il Covid.

Il vaccino russo prevede la somministrazione in due tempi, attraverso dosi diverse l’una dall’altra e potrebbe essere utilizzato anche in combinazione con altri brevetti già immessi sul mercato, proprio come seconda dose per i casi in cui sia previsto un richiamo. Può essere conservato a temperature basse, ma raggiungibili da un semplice frigorifero da cucina.

Un problema potrebbe presentarsi in fase di produzione. Secondo l’immunologo Sergio Abrignani, sentito dal “Corriere della Sera”, “i vaccini a base di adenovirus ricombinante” richiedono di essere iniettati in grandi dosi. Non è un’informazione incoraggiante, visto e considerato l’urgenza di fabbricare quantità adeguate a un piano di immunizzazione su scala globale.

Le controversie che hanno accompagnato l’abilitazione del vaccino “Sputnik V” in Russia

Il vaccino russo “Sputnik V” è stato abilitato per l’utilizzo in Russia nell’agosto 2020. Le iniezioni sono cominciate nel mese successivo, a partire dagli operatori sanitari per proseguire, nel 2021, con le fasce più a rischio della popolazione.

Come riferito dall’agenzia di stampa russa RIA Novosti, che per prima ha dato notizia dell’approvazione, il presidente Vladimir Putin avrebbe parlato di un “vaccino efficace”, capace di “creare un’immunità stabile e superare tutti i controlli necessari”. Putin avrebbe anche fatto vaccinare una delle sue due figlie, sulle quali in realtà non si sa nulla di ufficiale, neanche nome, età e lavoro.

Il 12 agosto, “Nature”, uno tra i maggiori giornali scientifici del mondo, sottoponeva lo “Sputnik V” a un breve sondaggio tra i massimi esperti mondiali. Il giro di voci si concludeva con un verdetto unanime, che ha stigmatizzato l’opacità delle informazioni e la mancanza di una sperimentazione seria.

Lo stesso parere poteva essere rintracciato nelle parole dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che ha immediatamente chiesto “rigorosi esami” e “dati” da poter prendere in considerazione per una valutazione.

Sul fronte politico, il ministro della Salute tedesco ha subito espresso dubbi sulla “qualità, l’efficacia e l’assenza di rischio” dello strumento di profilassi in arrivo dall’Est Europa.

Al “Corriere della Sera” l’immunologo Sergio Abrignani ha parlato di sperimentazione umana non controllata. Consiste nel produrre “milioni di dosi da somministrare” ai cittadini anche in assenza dei risultati della fase 3. Si tratterebbe di una pratica che nessuna agenzia regolatoria occidentale sarebbe disposta ad autorizzare.

Al contrario, Argentina, Bielorussia, Serbia, Azerbaigian, Iran ed Emirati Arabi Uniti, tra gli altri, hanno adottato un approccio analogo a quello di Mosca.

Cosa dice il nuovo studio su “The Lancet” sul vaccino russo “Sputnik V”

L’atteggiamento della comunità scientifica è cambiato dopo la pubblicazione sulla prestigiosa rivista “The Lancet” dei risultati della fase 3 dei test sull’efficacia del vaccino russo “Sputnik V”.

Sottoposti a sperimentazione sono stati 20mila partecipanti, 2100 dei quali maggiori di 60 anni. Lo studio è stato portato avanti in 25 ospedali moscoviti tra settembre e novembre, con una percentuale di vaccinati con richiamo, avvenuto dopo 21 giorni, di tre quarti del totale e un restante 25% trattato con un placebo.

L’efficacia è stata misurata al 91,6%, anche per i nuovi ceppi del virus. Manca uno studio che prenda in considerazione i bambini.

In un commento di accompagnamento all’articolo, Ian Jones, professore alla Reading University, ha scritto che “l’esito riportato è chiaro ed è stato dimostrato il principio scientifico della vaccinazione, il che significa che un altro vaccino può adesso unirsi alla battaglia per ridurre l’incidenza del Covid-19”.

Kirill Dmitriev, a capo del Russian Direct Investment Fund (Rdif), che co-finanzia il vaccino, ha spiegato che “le due dosi di “Sputnik V” rispondono a due diversi vettori virali, il che offre un vantaggio contro i nuovi ceppi”. E ancora: “Non abbiamo alcun dubbio che il vaccino sarà approvato dall’Organizzazione mondiale della sanità: non solo ha un’elevata efficacia ma è anche uno dei più accessibili grazie al prezzo contenuto e alla facilità di logistica e stoccaggio”.

Tra i virologi italiani, si è pronunciato con entusiasmo Massimo Galli.

L’Europa utilizzerà il vaccino russo?

Dopo il semaforo verde degli esperti, l’Europa ha risposto con un’apertura. In particolare la cancelliera tedesca Angela Merkel ha parlato con Putin per valutare la possibilità di produrre lo “Sputnik V” nell’Ue.

Interesse è stato manifestato anche da parte del primo ministro irlandese Leo Varadkar, che ha definito “sfortunata” la mossa del vecchio continente di non aver ancora dato il via libera all’utilizzo del brevetto di Mosca.

In realtà Viktor Orbán ha già previsto una campagna di profilassi che faccia uso dello “Sputnik V”, anche se un accordo separato con il presidente Putin è stato siglato ancor prima dei risultati divulgati su “The Lancet”.

Come per Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca, l’Italia aspetta il referto dell’Ema, l’ente comunitario deputato alla regolamentazione dei farmaci nei paesi membri dell’Ue. Si tratta di una procedura codificata e valida per qualsiasi ritrovato, che scatta quando si è in grado di accompagnare la candidatura con tutti i dati necessari all’agenzia per fare il proprio lavoro.

Messi alla strette dalle mancate consegne delle aziende autorizzate, alcune Regioni hanno manifestato l’urgenza di portarsi avanti con gli ordini in Russia.

Tra queste il Piemonte, Lombardia, Lazio e Veneto, per voce dei rispettivi membri delle amministrazioni.

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