Covid, tensione in Cdm per la scuola: la decisione sul rientro
La decisione del Consiglio dei Ministri dopo uno scontro sul nuovo decreto per la riapertura delle scuole
Nel Consiglio dei Ministri, convocato ieri sera per stabilire le misure restrittive nel nuovo decreto “ponte”, si è discusso animatamente sulla riapertura delle scuole, secondo quanto appreso da Adnkronos. La decisione finale prevede la la ripresa dell’attività in presenza, per il 50 per cento degli studenti delle scuole superiori, a partire dal prossimo 11 gennaio.
Lo scontro sarebbe stato tra il capo delegazione Pd Dario Franceschini e il M5s. Il ministro della Cultura sostenuto dall’ala più “rigorista” del governo, vorrebbe posticipare le riaperture delle scuole superiori e dei licei, dopo il 15 gennaio.
Ma dall’altra parte dello schieramento si è opposta la ministra della Scuola Lucia Azzolina, che ha difeso in prima linea la posizione del proprio partito, convinti della necessità del ritorno alle lezioni presenza già dal 7 gennaio.
In mezzo le ministre renziane di Italia Viva, che non hanno risparmiato critiche sul confronto descrivendolo come “un caos inaccettabile” sul capitolo scuola, “segno di un fallimento del processo di riapertura e del ritorno sui banchi”.
Da fonti di Iv, riportate da Repubblica, le ministre Bellanova e Bonetti hanno sostenuto che a mancare per l’ennesima volta è “un’azione di governo del processo organizzativo e di concertazione con le regioni. Non si doveva arrivare a questo punto quando lo abbiamo detto da mesi che le scuole avrebbero riaperto a gennaio.”
Secondo fonti presenti all’incontro, citate dall’Adnkronos, la ministra Azzolina avrebbe sostenuto detto in Cdm che “i contagi non sono imputabili alla scuola, non è quella la fonte dei focolai i nostri ragazzi hanno pagato sin troppo, basta chiedere loro sacrifici“.
Intanto, c’è lo strappo di due Regioni, che hanno deciso lo stop al rientro degli studenti: si tratta di Veneto e Friuli Venezia Giulia.