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Cosa significa LGBTQIA+? Differenze tra Lesbica, Gay, Bisessuale, Transgender, Queer, Intersessuale, Asessuale

Cosa significa la sigla LGBTQIA+ e qual è la differenza tra identità di genere e orientamento sessuale: il vocabolario dell'inclusione

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Con il progredire della lotta della comunità LGBTQIA+ per una maggiore inclusione nella società e pari diritti, aumenta anche la sensibilità verso le tematiche di genere che si accompagnano anche a nuove parole, ormai entrate nell’uso quotidiano. Se fino agli anni ’90, ad esempio, era più comune l’uso della sigla LGBT o addirittura LGB, oggi l’acronimo si è arricchito di nuove lettere che si riferiscono ad altrettante categorie di persone.

Ma cosa significa, nello specifico, LGBTQIA+ e quali sono le categorie di persone a cui ciascuna lettera fa riferimento? Perché è così importante conoscere le differenze?

La differenza tra identità di genere e orientamento sessuale

La prima distinzione che va fatta, quando si parla di queste tematiche, è quella tra identità di genere e orientamento sessuale. Mentre la prima espressione si riferisce a ciò che ognuno di noi sente di essere, e riguarda quindi la sfera identitaria, la seconda connota invece ciò che proviamo in relazione agli altri, quindi la sfera relazionale.

Per fare un esempio pratico, un uomo a suo agio con il proprio sesso biologico e genere di nascita è detto cisgender o cisessuale: questa è la sua identità di genere. Un uomo attratto dalle donne, invece, è detto eterosessuale: questo è il suo orientamento sessuale.

Cosa significa la sigla LGBTQIA+?

Veniamo ora alle lettere della sigla LGBTQIA+, che si riferiscono sia a orientamenti sessuali che identità di genere. Alcune delle parole elencate di seguito sono termini ombrello, che a loro volta racchiudono altri termini o sfumature della sessualità umana.

bandiera lgbtqiaFonte foto: 123rf
La bandiera arcobaleno insieme ai simboli e i colori delle altre categorie della sigla LGBTQIA+

L, Lesbica

La prima lettera, la L, sta per lesbica: connota tutte le donne attratte sessualmente e sentimentalmente da altre donne, quindi da persone del loro stesso sesso. È l’omosessualità femminile e appartiene quindi al campo dell’orientamento sessuale.

G, Gay

La seconda lettera, la G, sta per gay: connota in generale l’omosessualità, sia maschile che femminile, quindi le relazioni sessuali e sentimentali tra persone dello stesso sesso.

B, Bisessuale

La terza lettera, la B, sta per bisessuale: identifica quelle persone attratte da entrambi i sessi, o da più generi. È un termine ombrello che può racchiudere al suo interno altre sfumature, come ad esempio la pansessualità, cioè l’attrazione verso gli altri indipendentemente dal loro genere o sesso.

T, Transgender

La quarta lettera, la T, sta per transgender: si tratta di persone che non si identificano col proprio genere o sesso assegnato alla nascita, e che quindi trovano sollievo e benessere nel riconoscersi come appartenenti al genere opposto o a nessun genere in particolare (come ad esempio le persone non binarie).

La categoria transgenere merita un approfondimento ulteriore. Innanzitutto è bene specificare che essere transgender riguarda l’identità di genere, quindi non l’orientamento sessuale: una persona trans può essere sia eterosessuale, che bisessuale oppure omosessuale. Non vi è infatti correlazione tra il genere con cui ci si identifica e quello verso cui si è attratti.

Un altro aspetto da approfondire riguarda il percorso di transizione, che non tutte le persone transgender decidono di affrontare. Il cambio di sesso è infatti una decisione personalissima, che una persona transgender può decidere di prendere o meno, senza che ciò influisca sulla sua identità di genere.

Nel caso in cui una persona transgender intraprenda il percorso di transizione, attraverso le terapie ormonali e/o interventi chirurgici, viene a sua volta definita FtM (Female to Male) se la riassegnazione del genere è da femmina a maschio, o MtF (Male to Female), cioè se la transizione è da maschio a femmina.

Q, Queer

La quinta lettera, la Q, sta per queer: è un termine ombrello che racchiude al suo interno tutte quelle categorie di persone che non si identificano in nessuna delle altre tipologie. Può comprendere, ad esempio, le persone che stanno ancora cercando di fare chiarezza in merito al proprio orientamento sessuale o identità di genere, o che non ne hanno uno ben definito.

I, Intersessuale

La sesta lettera, la I, sta per intersessuale: si tratta di persone con caratteri sessuali primari o secondari non immediatamente riconducibili solo al sesso maschile o a quello femminile. L’intersessualità può manifestarsi in modi diversi, ad esempio con variazioni fisiche ai genitali, alle gonadi, agli ormoni e ai tratti somatici. Non sempre queste variazioni appaiono visibili alla nascita.

A, Asessuale

La settima lettera, la A, sta per asessuale: connota tutte quelle persone che non provano attrazione sessuale verso nessun genere. Le persone asessuali possono fare sesso, pur non provando attrazione sessuale. Esistono diverse forme e sfumature di asessualità: ad esempio, una persona asessuale può provare attrazione romantica verso una persona, pur non essendone attratta sessualmente; oppure può provare attrazione sessuale, ma in maniera meno preponderante rispetto ad altri individui.

Il + alla fine della sigla identifica altre eventuali categorie che non rientrano nelle altre, per essere più inclusiva possibile di tutte le manifestazioni della sessualità umana.

La differenza tra coming out e outing

In ultimo, è opportuno fare un’ulteriore distinzione tra coming out e outing. Mentre il primo è un atto di affermazione, uno strumento attraverso il quale una persona LGBTQIA+ si presenta al mondo per ciò che è, il secondo è l’atto irrispettoso di rivelare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di qualcun altro, pubblicamente e senza il suo consenso.

È quindi scorretto usare le espressioni coming out e outing come se fossero sinonimi, perché sono due cose ben distinte. Il coming out è visto dalla comunità LGBTQIA+ come un dono, un atto di fiducia, oltre che un momento importantissimo per definire sé stessi; l’outing invece è un comportamento generalmente percepito come scorretto e riprovevole, perché viola la privacy dell’individuo.

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