M5s, l'ultimatum di Di Battista e il retroscena sulla Boschi
Alessandro Di Battista ha parlato della riorganizzazione del Movimento 5 Stelle e del suo futuro. Poi ha svelato un retroscena su Maria Elena Boschi
In occasione della registrazione della puntata di “Accordi e Disaccordi” sul Nove, Alessandro Di Battista ha dettato le sue condizioni in merito alla riorganizzazione del Movimento 5 Stelle dopo gli Stati Generali, e al suo futuro politico. L’ex deputato grillino ha affermato, come riporta l’Ansa: “Se farò il politico 24 ore su 24? Se dagli Stati Generali del M5S dovesse uscire una linea maggioritaria” diversa, “e che rispetterei, evidentemente prenderei delle altre strade“.
Di Battista sull’alleanza tra Pd e M5s. Il retroscena sulla Boschi
“Io non ho degli incarichi di governo, per quanto mi riguarda la politica significa solo Movimento 5 Stelle. Per ora è inutile fare una politica dei se e dei ma”, ha concluso.
Ma proprio sul suo coinvolgimento nell’attuale esecutivo, Di Battista ha rivelato un retroscena: “Luigi Di Maio mi chiese di entrare nella squadra di governo. Avevo delle perplessità, ma dissi: ‘D’accordo per il bene del Movimento, lo faccio’. Poi ci fu un veto del Pd e mi dissero che doveva entrare anche la Boschi“.
Durante la trasmissione, Di Battista ha detto di aver risposto così a Di Maio: “Se deve entrare anche la Boschi, sarebbe un disastro, mi faccio da parte”.
Quanto poi alla tenuta del governo, Di Battista ha assicurato che è anche nei suoi interessi che l’esecutivo vada avanti. Ma sull’alleanza tra M5s e Pd, ha precisato: “Finirà per indebolire il Movimento 5 Stelle e al ritorno del bipolarismo. Questo sarà estremamente negativo soprattutto per il M5S. Io non volevo il governo con il Pd e suggerii delle alternative che non erano tornare al voto”.
La previsione di Di Battista
Nello scenario post Regionali si profilano nuovi equilibri tra i partiti politici in Italia, come hanno rilevato i recenti sondaggi. E Di Battista ha fatto la sua previsione: “Tra due anni si voterà la fine di questa legislatura, se i cittadini percepiranno che il M5S e il Pd dovessero essere molto simili, questo porterà ad un indebolimento del Movimento ed è quello che vogliono proprio quelli del Partito democratico”.
“E così si arriverà ad una riduzione da forza politica di massa, che ha convinto milioni di italiani sulla logica del cambiamento, ad un partito piccolo non più buono al cambiamento – ha osservato il pentastellato – avallare il voto disgiunto altrimenti vincono gli altri è una logica alla lunga perdente”.