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Perché Roberto Maroni è stato condannato al carcere: la sentenza

Rese note le motivazioni della terza Corte d'Appello, che ha confermato un anno di reclusione per l'ex governatore della Lombardia

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

La terza Corte d’Appello ha condannato a un anno di reclusione Roberto Maroni perché l’ex governatore lombardo “ha dichiarato che mai nel corso della sua attività istituzionale, aveva chiesto a chicchessia di violare la legge, il che valeva anche per la presente vicenda”, ma “il coerente, articolato ed univoco corredo di prova (…) depone viceversa per un suo ruolo di istigatore“. Ne dà notizia l’Ansa citando la sentenza di novembre.

Nel processo sulle presunte pressioni per favorire due ex collaboratrici del Pirellone negli anni in cui era ministro dell’Interno, Roberto Maroni è stato condannato per uno solo dei reati contestati, ossia quello di turbata libertà degli incanti.

Si tratta, riporta l’Ansa, dell’incarico in Eupolis, ente della Regione, affidato a Mara Carluccio, attraverso una gara ritenuta, come si legge tra le motivazioni della terza Corte d’Appello presieduta da Piero Gamacchio, “solo una formalità”.

“Quel che è certo (…) è che Roberto Maroni aveva un rilevante interesse, anzi, uno ‘stretto interesse‘, una volta insediatosi alla Presidenza della Regione Lombardia, al collocamento di Mara Carluccio, la quale come evidenziato più volte” dalla difesa di quest’ultima, “collaborava con lui da quindici anni“, fin dal 2001 quando era ministro del Lavoro.

Dopo di che l’atto ripercorre “gli abboccamenti e gli incontri, plurimi”, tra il direttore generale di Eupolis, Alberto Brugnoli, che, ricorda l’Ansa, aveva patteggiato 8 mesi, e la stessa Mara Carluccio, che si è vista confermare i 6 mesi di reclusione.

Mara Carluccio “fin dal mese di settembre 2013 (…) sapeva dell’interesse del presidente della Regione Lombardia di avvalersi della sua collaborazione”, mentre la procedura, con la nomina della commissione prevista dal regolamento dell’ente regionale, era stata avviata il 16 dicembre 2013.

Procedura che aveva portato alla sottoscrizione del contratto il 2 gennaio 2014, e si era conclusa, quindi, “come nelle previsioni di Mara Carluccio, la quale si era vantata in occasione di una conversazione telefonica con una amica di avere ella stessa redatto il contratto” e che “prevedeva esattamente l’importo da lei indicato per iscritto in un messaggio ad Alberto Brugnoli”.

Per i giudici anche Andrea Gibelli, allora segretario generale in Regione Lombardia, ritenuto la “cinghia di trasmissione delle direttive” di Roberto Maroni, e Giacomo Ciriello, ai tempi capo della segreteria della Presidenza, “il suo più fidato collaboratore, il vero e proprio alter ego” sono stati “parte integrante della concertazione e della esecuzione della turbativa“.

Anche per loro è stata confermata la condanna di primo grado: 10 mesi e 20 giorni per il primo e 1 anno per il secondo.

Per Roberto Maroni è stata invece confermata l’assoluzione dall’altro reato contestato nel processo, ovvero induzione indebita, nel tentativo di far inserire, secondo l’accusa, Maria Grazia Paturzo nella delegazione per un viaggio a Tokyo nel 2014, a spese di Expo.

 

roberto-maroni Fonte foto: Ansa
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