Omicidio Ziliani, la doppia vita del genero tra chiesa e depistaggi
Continuano le indagini su Mirto Milano e le sorelle Silvia e Paola Zani, accusati dell'omicidio dell'ex vigilessa Laura Ziliani, madre delle ragazze
Emergono ancora particolari inquietanti sull’omicidio di Laura Ziliani, la donna uccisa dalle due figlie e dal fidanzato di una di loro. Secondo quanto riporta Repubblica, solo una settimana prima del suo arresto, il ragazzo aveva contattato i Carabinieri. Mirto Milani aveva denunciato un’aggressione nella notte a opera di uno o più sconosciuti vicino alla sua abitazione in località Ca’ Mosché.
I militari dell’Arma però non avrebbero trovato riscontri tra i vicini di casa, nonostante un referto medico che riportava lesioni lievi e un’ecchimosi. Denuncia caduta nel vuoto, dunque, che va ad aggiungersi a una serie di stranezze del musicista 27enne accusato di aver ucciso la suocera e averne occultato il corpo con la fidanzata Silvia Zani e la cognata e amante Paola Zani
L’ipotesi è che sia stato un tentativo di depistaggio, un modo per confondere le acque e indirizzare le indagini sulla scomparsa di Laura Ziliani verso soggetti terzi.
Omicidio Ziliani, la doppia vita di Mirto Milani tra chiesa e depistaggi: cosa è emerso
Mirto Milani è ritenuto dagli inquirenti “l’uomo nero” che avrebbe preparato il piano omicida a Roncola di San Bernardo, piccolo centro di 800 anime a 25 chilometri da Bergamo. Dai racconti degli abitanti del paesino emerge il ritratto del giovane.
Il parroco Don Andrea Pedretti ha riferito a Repubblica di aver parlato con lui dell’omicidio. “Io non sapevo che lui fosse coinvolto. Ne abbiamo parlato”, ha raccontato. “Mi ha detto che lui non aveva niente a che fare con la vicenda. Me che lo avevano descritto come un mostro“.
Un mostro che ogni domenica suonava la chitarra e cantava durante la messa. Laureato in Psicologia e diplomato al Conservatorio Verdi di Milano, il 27enne era un volto noto in zona per i concerti nelle chiese della Valle San Martino e nella parrocchia di Santa Agnese a Olginate, dove la sua famiglia viveva prima di stabilirsi a Roncola San Bernardo.
L’accusa descrive la duplice natura di Mirto Milani, che da una parte intratteneva il pubblico con la musica sacra e dall’altra maneggiava ansiolitici e tisane avvelenate, faceva sparire indumenti nei boschi, formattava telefoni e sviava le indagini. Tutto con un solo obiettivo: mettere le mani sul patrimonio di Laura Ziliani.
Omicidio Ziliani, la doppia vita di Mirto Milani: i sospetti sulla madre del ragazzo
Tra i documenti delle indagini spunta anche la figura di Mirna Donadoni, madre del ragazzo, che avrebbe fatto pressioni al figlio e alle due ragazze per aumentare e incassare subito gli affitti degli immobili della consuocera appena scomparsa.
“Quest’estate, dopo l’8 maggio”, dopo l’inizio delle ricerche di Laura Ziliani, “la madre di Mirto Milani chiedeva qui in paese se qualcuno era interessato a prendere in affitto degli appartamenti in Val Camonica“, avrebbe riferito un testimone agli investigatori, come riporta Repubblica.
“Immagino fossero quelli di Laura Ziliani”, una decina, tra Temù, Edolo e Brescia. “Qui arrivano tanti milanesi, è zona di seconde case. I Milani si davano da fare per far girare gli immobili della vittima”, si leggerebbe ancora negli atti dell’inchiesta per omicidio. I Milani vegono descritti come persone riservate ma litigiose, che avevano discusso con altre famiglie della zona.
Mirto Milani si trova in isolamento nel carcere di Canto Mombello, mentre le sue due complici Silvia Zani e Paola Zani hanno diviso una cella nel carcere femminile bresciano di Verziano, dove sono entrate tenendosi per mano.