L'Onu istituisce la giornata in memoria del genocidio di Srebrenica: cosa successe in Bosnia Erzegovina
L'Onu ha approvato una risoluzione per stabilire una giornata in ricordo delle vittime del genocidio di Srebrenica
L’Onu riconosce Srebrenica. L’Assemblea generale della Nazioni Unite ha istituito per l’11 luglio una giornata commemorativa per il genocidio avvenuto durante la guerra successiva al collasso della Jugoslavia, in Bosnia Erzegovina.
Il voto all’Onu su Srebrenica
Il 23 maggio l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato una risoluzione che stabilisce per l’11 luglio la Giornata internazionale della memoria del genocidio di Srebrenica, avvenuto durante la guerra tra Serbia e Bosnia Erzegovina.
La risoluzione, che poteva passare con maggioranza semplice della metà degli Stati membri più uno, è stata approvata con 84 voti a favore, 19 contrari e 68 astenuti. Un risultato frutto delle molte tensioni attorno a questo tema.
Commemorazione delle vittime di Srebrenica
L’iniziativa di questa risoluzione è stata presentata da Germania e Rwanda, mentre era fermamente opposta dalla Serbia, che tutt’ora non riconosce quanto avvenne a Srebrenica nel 1995 come un genocidio.
Cosa successe a Srebrenica
Tra il 6 e il 25 luglio 1995 i soldati della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina guidate dal generale Ratko Maladic, entrarono nella città di Srebrenica e nei villaggi circostanti, dichiarati dall’Onu zone protette.
Una volta terminata l’offensiva, i soldati separarono tutti i maschi bosgnacchi (bosniaci mussulmani) tra i 12 e i 77 anni dal resto della popolazione, con il pretesto di interrogarli. Furono invece tutti uccisi e sepolti in fosse comuni.
Non è mai stato possibile calcolare con precisione il numero di persone morte nell’operazione, dato che i massacri non si svolsero in un solo punto della città. Ufficialmente, morirono a Srebrenica 8.372 persone.
Le controversie successive al genocidio
Negli anni successivi emersero diverse controversie attorno al genocidio di Srebrenica. Le truppe dell’Onu schierate nella zona, composte da reparti dell’esercito olandese, non intervenirono e in alcuni casi rifiutarono anche di ospitare bosgnacchi in fuga all’interno delle loro strutture.
La Corte di giustizia internazionale, un organo delle Nazioni Unite, riconobbe l’evento come genocidio nel 2007 mentre Maladic fu condannato all’ergastolo dalla Corte penale internazionale.
Nel 2015 un primo tentativo di far passare all’Onu una risoluzione che riconoscesse il massacro come genocidio fu fermata dal veto della Russia, storico alleato della Serbia, che 10 anni prima, con un voto del parlamento, aveva condannato l’evento rifiutandosi però di riconoscerlo come genocidio.