Ius Scholae, Meloni dice no: così la leader di FdI smentisce se stessa. Nel 2014 favorevole allo Ius Culturae
Il provvedimento contrapposto otto anni fa da Fratelli d'Italia allo Ius Soli era basato sullo stesso principio della norma sulla quale si discute oggi
Si annuncia battaglia in Parlamento sullo Ius Scholae, la norma per l’ottenimento della cittadinanza italiana da parte di chi ancora non ce l’ha.
Lega e Fratelli d’Italia si oppongono, facendo tremare il governo e nonostante il presidente del Consiglio Mario Draghi abbia sostenuto che il provvedimento rappresenti materia parlamentare e non, quindi, da imputare all’azione del governo.
La posizione di uno dei due partiti summenzionati, però, non risulta coerente: nero su bianco (quello di un post di Twitter), Giorgia Meloni, opponendosi allo Ius Scholae, smentisce se stessa.
- Ius Scholae, nel 2014 Meloni dichiarava: "Sì allo #iusculturae per chi è fieramente di cultura italiana"
- Ius Scholae, le differenze con lo Ius Soli: ecco perché a Fratelli d'Italia il secondo non piace
- Ius Culturae del 2014, in cosa consisteva la norma che piaceva a Meloni: poche le differenze con lo Ius Scholae
Ius Scholae, nel 2014 Meloni dichiarava: “Sì allo #iusculturae per chi è fieramente di cultura italiana”
Era infatti il 2014 e Meloni twittava: “Sì allo #iusculturae per chi è fieramente di cultura italiana dopo aver finito la scuola dell’obbligo”.
All’epoca, il dibattito parlamentare era incardinato sullo Ius Soli, che concedeva, con pochissime altre condizioni, la cittadinanza italiana agli stranieri nati in Italia (la stessa cosa accade negli Stati Uniti).
No all’automatismo dello #iussoli. Sì allo #iusculturae per chi è fieramente di cultura italiana dopo aver finito la scuola dell’obbligo
— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) October 24, 2014
Ius Scholae, le differenze con lo Ius Soli: ecco perché a Fratelli d’Italia il secondo non piace
Rispetto allo Ius Scholae, lo Ius Soli appare dunque molto meno restrittivo: con il primo, per ottenere la cittadinanza italiana, bisogna aver frequentato 5 anni di scuola in Italia e avere almeno un genitore legalmente residente nel nostro Paese.
Si capisce allora perché la leader di Fratelli d’Italia abbia preferito (nel 2014) lo Ius Culturae allo Ius Soli, meno chiaro è, però, il no (odierno) al provvedimento sulla cittadinanza a chi ha frequentato le scuole in Italia, risultando quest’ultimo molto simile allo Ius Culturae proposto da Meloni otto anni fa.
Ius Culturae del 2014, in cosa consisteva la norma che piaceva a Meloni: poche le differenze con lo Ius Scholae
Con una legge modello Fratelli d’Italia del 2014,i ragazzi stranieri avrebbero potuto ottenere la cittadinanza italiana al compimento dei 16 anni, alla fine della scuole dell’obbligo, forse con un esame di cultura italiana da fare dopo la scuola.
Il principio, rispetto allo Ius Scholae, non cambia: ed è quello che chi conosce la cultura italiana può ottenere la cittadinanza nello stesso Paese.
A che gioco sta giocando la presidente di quello che è il primo partito italiano secondo le preferenze di voto espresse nei sondaggi? Forse c’entra la voglia di rafforzare ogni spinta per far cadere il governo.