Finita la fuga di Massimo Riella: arrestato in Montenegro dopo quattro mesi di latitanza
L'uomo era riuscito a evadere mentre si trovava in permesso premio per far visita alla tomba della madre nel Comasco
La latitanza di Massimo Riella si è conclusa dopo quattro mesi, con l’arresto avvenuto nelle scorse ore in Montenegro. Il 48enne, evaso a marzo durante un permesso premio, è stato identificato e fermato dalla polizia locale e ora si attende per l’estradizione.
L’arresto di Massimo Riella
Su Massimo Riella pendeva un mandato di cattura internazionale dopo che, lo scorso 12 marzo, era riuscito a evadere mentre era in permesso premio. L’uomo, 48 anni e finito in manette con l’accusa di aver rapinato due anziani, è stato rintracciato in Montenegro dopo quattro mesi fatti di ricerca e, da parte sua, di nascondigli.
La polizia locale, dopo una soffiata, ha ristretto il cerchio su una zona del paese e successivamente, una volta identificato, è scattata l’operazione per l’arresto. Ora in Italia si attende l’estradizione dal Montenegro, con Riella che dovrà rispondere di nuove accuse con una posizione giudiziaria che si aggraverà.
Il permesso premio e la fuga
Ma come è riuscito a evadere? La storia di Massimo Riella è particolare, quella di un uomo che è riuscito a sfruttare al meglio la prima disattenzione delle forze dell’ordine per scappare e far perdere le sue tracce per quattro lunghi mesi.
Il 48enne, come detto, il 12 marzo scorso aveva ricevuto un permesso premio e, sotto scorta, aveva raggiunto Brenzio dove era sepolta la mamma. Durante la visita alla tomba della donna, a Riella erano state tolte le manette e proprio in quel frangente è andata in scena la fuga. L’uomo è sparito tra i boschi impervi del Comasco, poi l’arresto in Montenegro.
Il giallo sulla latitanza
Una volta finito nuovamente in manette, Massimo Riella dovrà chiarire come abbia fatto ad arrivare in Montenegro. È infatti giallo su come il 48enne sia riuscito, nonostante il mandato di cattura internazionale che pendeva sulla sua testa, a superare il confine.
Per gli inquirenti, che indagano sull’episodio, l’uomo sarebbe stato aiutato da parenti o amici nella fuga.