Donna morta per tumore a Verbania: il pronto soccorso l'aveva curata tre volte con il paracetamolo
Alessandra Taddei aveva da tempo un forte mal di testa. “Sento una tenaglia che mi stringe qua”, ripeteva spesso al marito toccandosi le tempie.
Tre visite inutili al pronto soccorso
Per tre volte Alessandra e il marito si sono recati al pronto soccorso di Verbania, ma nessun medico ha capito la gravità della situazione.
“La terza volta ho chiamato anche i carabinieri, a quel punto dovevano pensare che o ero fuori di testa o disperato. Io ero disperato, quantomeno la terza volta avrebbero dovuto approfondire con esami più specifici. Mia moglie aveva un grosso tumore al cervello ed è stata mandata a casa con diagnosi di cefalea e paracetamolo”.
Così si sfoga Francesco Costa, il marito di Alessandra, intervistato da ‘La Repubblica’.
Alessandra Taddei aveva 54 anni e insegnava Matematica e Scienze alla scuola media Quasimodo di Verbania, dove era molto apprezzata per la sua professionalità e per le sue doti umane.
Alessandra è morta lo scorso 20 agosto e il marito si sfoga con la stampa non per cercare vendette giudiziarie, ma “perché i medici agiscano con meno leggerezza”.
L’ingresso di un pronto soccorso, immagine di repertorio.
“Sono deluso da questa sanità e mi chiedo come farò a tornare in pronto soccorso, dove mi sono sentito umiliato oltre che non ascoltato”, si domanda Francesco, che ha scelto di non presentare denuncia anche perché sua moglie non si sarebbe comunque salvata da quel male che la affliggeva da un anno.
La prima visita in pronto soccorso risale alla notte fra il 13 e il 14 settembre del 2021. La donna era reduce da una giornata particolare, il primo giorno di scuola. I coniugi entrarono in pronto soccorso alle 3 del mattino, per uscirne un’ora e mezzo dopo con una diagnosi di “cefalea senz’aura”. La prescrizione: gocce e paracetamolo.
Il giorno seguente i dolori non accennavano a diminuire così nel primo pomeriggio Alessandra e il marito decisero di chiamare un’ambulanza. Dopo la nuova visita in pronto soccorso, Alessandra fu dimessa poco dopo le 19:00. La diagnosi: crisi cefalgica in paziente affetta da emicrania da curare con paracetamolo 1000.
La terza visita al pronto soccorso avvenne il 21 settembre, nuovamente tramite la chiamata dell’ambulanza. “Mia moglie – ricorda Francesco Costa – non si reggeva in piedi”.
Dopo la terza visita i coniugi chiesero di approfondire la situazione con esami diagnostici, che furono rimandati al 25 settembre, quando però avevano già preso appuntamento con un neurologo per una risonanza magnetica.
Francesco, quasi in lacrime, decise così di andare a esporre i fatti ai carabinieri di Intra, frazione di Verbania.
Il confronto con un medico
Poi il ritorno in ospedale per un confronto con un medico. Confronto che si concluse con una porta sbattuta in faccia e un invito: “Mi denunci, mi denunci pure!”
La moglie fu poi dimessa nel tardo pomeriggio e accompagnata all’uscita in sedia a rotelle.
“Chiamai di nuovo i carabinieri prima di andare via”, racconta il marito.
Finalmente la diagnosi corretta
Dopo questi fatti la decisione di andare al San Raffaele di Milano, dove Alessandra è entrata in codice arancione. Dopo esami e Tac, finalmente la diagnosi corretta: massa tumorale che preme sul cervello.
Nei giorni successivi Alessandra Taddei è stata operata e sottoposta a radioterapia, ma la massa si è ripresentata. La donna è infine morta il 20 agosto.
A Francesco Costa rimane una domanda: perché nessuno ha mandato sua moglie a Domodossola o Novara dove c’è la neurologia?
“So che mia moglie non si sarebbe salvata – dice – ma almeno non avrebbe sofferto quei giorni in più finché siamo dovuti andare in Lombardia”.