Covid, un gene raddoppia il rischio di morte: nuova scoperta
Scoperto il gene che predice chi è più a rischio di morte per il coronavirus: appartiene a gruppi etnici specifici ma altri fattori entrano in gioco
In uno scenario in cui l’epidemia di coronavirus torna a correre in Italia, con l’Oms che parla di “quarta ondata” con un epicentro in Europa, dai ricercatori di Oxford è arrivata una nuova importante scoperta che riguarda i morti per il Covid-19. Stando a quanto dichiarato dagli scienziati, infatti, esiste un gene che indica una possibilità doppia di morire per il coronavirus. Gli studiosi hanno anche indicato quali sono i gruppi portatori di questo gene.
Lo studio è stato pubblicato su “Nature Genetics” da parte del team guidato dai professori James Davies e Jim Hughes dell’MRC Weatherall Institute of Molecular Medicine dell’Università di Oxford.
Covid, qual è il gene che indica chi è più a rischio di morte
Prima di tutto, la ricerca è partita dall’indagare perché alcuni gruppi etnici sono più suscettibili di malattia grave di altri. Così, gli studiosi dell’Università di Oxford hanno infatti identificato un gene specifico che raddoppia il rischio di insufficienza respiratoria da Covid-19.
Si tratta del gene noto come Lztfl1 e la scoperta apre alla possibilità di ricercare trattamenti specifici per i pazienti con questo gene, anche se nessun farmaco su misura è attualmente disponibile.
Una versione a più alto rischio del gene, stando a quanto hanno spiegato i ricercatori, impedisce alle cellule che rivestono le vie aeree e i polmoni di rispondere correttamente al virus.
Chi è portatore del gene che aumenta il rischio di decessi per Covid
Circa il 60% delle persone sud-asiatiche hanno questa versione del gene, rispetto al 15% di quelle con patrimonio europeo, secondo lo studio pubblicato il 4 novembre.
I risultati possono aiutare a spiegare perché più alti tassi di ospedalizzazione e morte possono essere stati visti in alcune comunità e nel subcontinente indiano.
Ad ogni modo, gli autori hanno sottolineato che il gene non può essere utilizzato come unica spiegazione in quanto molti altri fattori, come le condizioni socioeconomiche, giocano un ruolo. Ad esempio, nonostante un impatto significativo del virus alle persone con ascendenza afro-caraibica, soltanto il 2% porta il genotipo a più alto rischio.
A parità di condizioni, ha spiegato il co-autore principale dello studio James Davies, “se hai il genotipo a rischio più elevato e ti senti molto male con il Covid, c’è un 50% di possibilità che non ti sarebbe successo se avessi avuto il genotipo a rischio più basso”.