Covid, "negazionisti guariti poi chiedono scusa": parla il medico
Massimo Antonelli, medico del Gemelli e membro del Cts, svela un retroscena sui negazionisti ricoverati nella sua struttura, una volta guariti
I negazionisti del coronavirus sono ancora tanti, anche se qualcuno si è ravveduto. Si tratta di quelli che si ammalano e guariscono: una volta dimessi dall’ospedale, ha raccontato Massimo Antonelli al Corriere della Sera, “ci chiedono scusa”. Il direttore del centro di terapia del Policlinico Gemelli di Roma, nonché componente del Comitato tecnico scientifico, ha detto la sua anche sul dibattito intorno al cenone di Natale: “Per me e per tutti i colleghi è intollerabile. Ci sono 52 mila vittime e c’è chi non vuole rinunciare per una volta a occasioni superflue”.
Covid, Antonelli sui negazionisti: “Ne abbiamo curati tanti”
I ricoveri stanno calando, anche se questo secondo Antonelli non significa “aver scalato la montagna, ma riuscire a offrire un’assistenza migliore”. Anche a quei pazienti con un passato negazionista: “Ne abbiamo curati tanti al Gemelli. Una volta fuori, si sono scusati. ‘Professore, le prometto che farò di tutto per aiutarvi'”.
L’aspetto più pesante del lavoro in reparto in queste condizioni, però, secondo Antonelli è il “non poter essere visto da chi ci guarda dal letto, ed è solo. Dover comunicare soltanto con gli occhi. È toccante infine dover parlare al telefono con i familiari, ogni tanto in videochiamata. Si aggrappano alle nostre poche parole”.
Al momento nei reparti non ci sono solo anziani, ma anche 50enni e 60enni: “A volte restano da noi 4-5 settimane, ma poi hanno bisogno di riabilitazione in ospedale. Questo è un virus terribile. Lascia deficit in tutti gli organi. C’è da noi un uomo ricoverato dal 15 agosto“.
Covid, Antonelli sul dibattito del Natale: “I nostri morti meritano rispetto”
Mentre il numero delle vittime ha superato quota 52 mila solamente in Italia dall’inizio della pandemia, nel Paese in questi giorni ha preso il via il dibattito ‘veglione sì, veglione no‘, con sullo sfondo la chiusura delle piste da sci e il coprifuoco anche per la messa della vigilia.
“I nostri morti meritano rispetto – ha detto Antonelli -: che senso avrebbe un Natale come se niente fosse o andare sulla neve? Comprendo le difficoltà degli esercizi commerciali, ma tante altre persone perdono inconsciamente la percezione di una situazione drammatica”.
Secondo lui, infatti, allentare adesso le misure significherebbe andare incontro a una terza ondata.