Coronavirus, Ippolito attacca il modello della sanità lombarda
Secondo il direttore dello Spallanzani la Lombardia si è dimostrata meno pronta di altre regioni nell'affrontare l'emergenza Covid
La Lombardia ha “trasformato un’emergenza di salute pubblica in un’emergenza ospedaliera“. Così il direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, è tornato a parlare dell’emergenza coronavirus in una intervista al Corriere della Sera, attaccando il modello della sanità della regione più colpita dall’epidemia.
Ippolito ha affermato che nonostante il sistema sanitario italiano abbia fatto abbia “fatto miracoli, è mancata una catena di comando unica, centralizzata, efficiente”.
“Nel caso di epidemie come questa è necessario avere una catena di comando centrale, ma è difficile farlo con 21 sistemi sanitari diversi, con la necessità di mediare e di concordare ogni decisione”, ha spiegato.
Secondo il direttore dello Spallanzani, la Lombardia si è dimostrata meno pronta di altre nell’affrontare l’emergenza.
Il motivo risiederebbe nel modello della sanità regionale, “che prevede grandi ospedali ad altissima specializzazione ma scarsamente collegati con il territorio”. Un modello che “ha di fatto trasformato un’emergenza di salute pubblica in un’emergenza ospedaliera”.
Commentando gli ultimi dati sull’andamento dell’epidemia in Italia, Ippolito ha osservato come nel nostro Paese nelle ultime due settimane ci siano 5 casi per 100mila abitanti, contro i 250 ogni 100 mila di Stati Uniti e Brasile e i 70 della Svezia. “I sacrifici che abbiamo fatto sono serviti”, ha detto.