Coronavirus, donna recidiva in Giappone: è il primo caso
Secondo gli esperti l’immunità non è sicura né probabile
Arriva dal Giappone la notizia del primo caso di una paziente contagiata due volte dal coronavirus. Si tratta di una donna di circa 40 anni, recidiva a un mese di distanza dal primo contagio. Come riporta l’Ansa, è una guida turistica che aveva lavorato con visitatori provenienti da Wuhan ed era stata immediatamente ricoverata dopo la positività al tampone. Il 6 febbraio era stata dimessa, ma negli ultimi giorni si è sentita di nuovo male e i medici hanno riscontrato nuovamente la presenza del virus. Tra i due ricoveri sarebbe rimasta a casa, senza entrare in contatto con altre persone.
Coronavirus, la ricaduta non è da escludere
Si sperava nell’immunità, almeno dopo il primo contagio. Secondo i medici, però, “per quei pazienti che sono stati curati, c’è una probabilità di una ricaduta”. La notizia della paziente giapponese riporta quindi alla mente le parole pronunciate a fine gennaio da Zhan Qingyuan, un medico del China-Japan Friendship Hospital.
Chi contrae il coronavirus viene dimesso quando i sintomi spariscono. Cioè quando non si ha febbre per tre giorni e il tampone è negativo almeno due volte in 24 ore. L’immunità persistente, ossia quella che dovrebbe svilupparsi dopo il primo contagio e la guarigione, non è però certa.
Quando un virus ci attacca, il nostro organismo produce anticorpi che però potrebbero non durare così a lungo dal metterli al riparo da una nuova infezione. Inoltre, se lo stesso virus muta può aggirare le nostre difese.
Ad oggi, comunque, le autorità sanitarie affermano che i dati per sbilanciarsi sull’immunità sono pochi. Per questa ragione ci si basa sul comportamento dei virus stagionali, come l’influenza.
In tal senso, il Corriere della Sera riporta le parole di Susan Kline, specialista in malattie infettive dell’Università del Minnesota: “Esistono prove del fatto che le persone possono contrarre nuovamente l’infezione con i quattro coronavirus e che non esiste un’immunità di lunga durata. Come i rinovirus: sviluppano una risposta anticorpale che in seguito diminuisce, quindi alla successiva esposizione, la protezione non c’è più”.
La notizia positiva è che, secondo i virologi, le infezioni successive spesso producono malattie più lievi rispetto a quelle scatenate dal primo contagio.