Quanto potrebbe costare il vaccino agli italiani: l'ipotesi

Mascherine, respiratori, reagenti, tamponi. La corsa ai dispositivi e ai test per arginare e monitorare il coronavirus ha messo un Paese contro l’altro da due mesi a questa parte, con corse all’accaparramento e sgarbi alle frontiere. Secondo Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, la lotta potrebbe estendersi al vaccino. Intervistato dal Messaggero, ha spiegato che “i costi potrebbero essere molto elevati e allora bisognerà farsi trovare pronti e agire per tempo”.

Ma quanto potrebbe costare il vaccino agli italiani? “Una dose – ha ipotizzato Garattini – potrebbe costare fino a 1.000 euro e solo per l’Italia servirebbero almeno 50 miliardi per poterlo fare a tutti. Una cifra insostenibile, quindi si deve lavorare a una strategia e sarebbe bene farlo con altri Paesi”.

Il tema del prezzo non è ovviamente secondario. “Molti di coloro che stanno sviluppando vaccini – ha sottolineato – hanno già ricevuto sovvenzioni pubbliche e da fondazioni private. Gli Stati Uniti hanno già prenotato il vaccino. Pensiamo ai Paesi che hanno meno risorse, o a quelli in cui non è stato sviluppato il vaccino: avrebbero meno possibilità di averne a disposizione”.

La soluzione, quindi, è che i governi lavorino “fin da adesso con i Paesi in cui si sta sviluppando un vaccino per sapere qual è il percorso da seguire e accordarsi per produrlo in più sedi, perché serviranno miliardi di dosi“.

L’Oms ha suggerito di togliere i brevetti sul vaccino e secondo Garattini “il vaccino dev’essere un bene comune. Il ruolo dell’Organizzazione mondiale della sanità potrebbe essere importante, ma il problema è che si trova in grave imbarazzo perché soggetta agli effetti della lotta tra Stati Uniti e Cina. E questo la indebolisce”.

Fonte foto: Ansa