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Coronavirus, confermato il rallentamento: il punto dell'Iss

Secondo l'Istituto Superiore di Sanità l'epidemia sta rallentando, ma non sarebbe stato così senza restrizioni

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Sta rallentando in Italia l’epidemia da coronavirus. A dirlo è il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, nella consueta conferenza stampa epidemiologica. “Non c’è nessuna zona del Paese dove non circoli” ha aggiunto Brusaferro, come riporta Ansa. Il Covid-19, ha sottolineato il professor Brusaferro, continua ad avere un’alta circolazione in alcune zone. Da qui il messaggio di tenere “molto elevata la soglia delle raccomandazioni e delle restrizioni adottate”.

Si sta valutando, ha spiegato Brusaferro, “il modo in cui dovranno essere utilizzate le mascherine nella fase 2 del contenimento, ma le decisioni dipenderanno dalle informazioni relative alle via di trasmissione e dalla situazione relativa alla circolazione del virus nella popolazione”.

In merito alle restrizioni introdotte per l’emergenza coronavirus, l’epidemiologo Giovanni Rezza dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha spiegato cosa sarebbe successo in Italia se non avessimo adottato le precauzioni.

Senza misure, secondo Rezza, “in 6 mesi avremmo avuto immunità di gregge con un grande numero di morti e feriti”.

“Se avessimo mollato al Sud avremmo avuto tante Codogno”, ha sottolineato Rezza, parlando di “moderato ottimismo” per le regioni del sud Italia.

Se ci sarà una fase 2, questa “dovrà essere graduale per minimizzare il rischio di una ripresa del numero dei casi”, ha aggiunto l’epidemiologo Giovanni Rezza.

Nel corso della conferenza stampa è stato ricordato il via, dal 6 aprile, al bando per la ricerca sul Covid-19 promosso dal ministero della Salute.

Stanziati 7 milioni di euro, con ciascun progetto che potrà ricevere fino a un milione. “È una iniziativa che va nella direzione giusta – ha dichiarato all’Ansa il ministro Roberto Speranza – per mettere a disposizione della comunità medica e scientifica conoscenze utili per le scelte cliniche e di sanità pubblica. Sarà data priorità alle proposte in grado di evidenziare, già nella presentazione dei dati preliminari, l’applicabilità dei risultati ai processi di cura”.

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