Bambini col Covid infettivi da 3 a 5 giorni, cosa dice il nuovo studio su coronavirus e i contagi a scuola
Un nuovo studio sul Covid-19 rivela che i bambini possono rimanere contagiosi anche fino a 10 giorni
Nuovo studio sul Covid-19. I bambini che contraggono il virus rimangono infettivi per 3 giorni nella maggior parte dei casi, ma in alcuni casi il rischio di contagio permane fino a 5 e, molto raramente, anche fino a 10.
- Lo studio sul Covid della University of Southern California
- I risultati dello studio: bambini contagiosi fino a 10 giorni
- Perché è stato effettuato lo studio
Lo studio sul Covid della University of Southern California
I ricercatori della University of Southern California di Los Angeles hanno ultimato un studio sul rischio di contrarre il Covid-19 dai bambini infettati dal SARS-CoV-2, il cosiddetto Coronavirus, nella sua variante Omicron.
L’obiettivo era quello di capire quanto i più giovani rimanessero infettivi, quindi in grado di trasmettere il virus, dopo il primo contatto con il SARS-CoV-2. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista specializzata Jama Pediatrics.
Ricercatori
Le ricerca ha riguardato 76 pazienti, bambini e ragazzi, che sono stati sottoposti a 5 tamponi faringei nell’arco di 10 giorni, per verificare quale stadio avesse raggiunto la loro contagiosità.
I risultati dello studio: bambini contagiosi fino a 10 giorni
Secondo quanto emerso dal lavoro dei ricercatori californiani, la maggior parte dei bambini rimane infettiva per soli 3 giorni da quando viene a sua volta contagiata dal virus.
Nel 18,4% dei casi circa però, una percentuale certamente minoritaria ma non irrilevante, il periodo in cui possono trasmettere il SARS-CoV-2 ad altre persone si allunga fino a 5 giorni dal contagio.
Esiste anche una casistica rara, attorno al 3,9% dei pazienti che hanno preso parte allo studio, nella quale il bambino continua ad avere il potenziale per contagiare altri per 10 giorni.
Perché è stato effettuato lo studio
Il motivo per cui i medici della University of Southern California si sono concentrati su questo tema particolare lo ha spiegato Neeraj Sood, uno dei ricercatori che ha contribuito ai lavori e alla stesura dell’articolo pubblicato su Jama Pediatrics.
“Vogliamo proteggere gli altri bambini della scuola che potrebbero infettarsi, ma, allo stesso tempo, non vogliamo interrompere l’istruzione per il bambino che è infetto” ha detto Sood.
“Il virus continuerà a mutare. Dobbiamo continuare a fare studi come questo perché l’infettività della prossima variante potrebbe avere una durata di più lunga o più breve” ha concluso il ricercatore.