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Vaccino J&J sospeso: i pareri di Massimo Galli e Stefania Salmaso

Massimo Galli e Stefania Salmaso commentano la sospensione del vaccino anti Covid Johnson&Johnson

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

“Sei casi di trombosi su quasi 7 milioni di somministrazioni di vaccino anti Covid J&J sono un rischio molto basso. Quando si fa un esame diagnostico con mezzo di contrasto con il gadolinio, c’è una probabilità su un milione di morire”. Il parere è di Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, che è stato raggiunto dall’AdnKronos per commentare la sospensione delle forniture del vaccino Johnson&Johnson dopo la raccomandazione dei Centers for Disease Control and Prevention e la Food and Drug Administration; Raccomandazione giunta dopo i casi di trombosi che si sono manifestati per almeno sei donne vaccinate.

“Le probabilità” di decesso, spiega sempre Galli, “aumentano dai 3 ai 5 su un milione se si usa un mezzo di contrasto iodato. Cosa succederebbe se si bloccassero questi esami sulla base di tale rischio?”.

Dello stesso avviso del professor Galli è Stefania Salmaso, membro dell’Associazione Italiana di Epidemiologia che ha diretto a lungo il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della Salute dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

“Anche se fosse confermata la presenza di questi eventi – ha dichiarato l’esperta intervistata da Fanpage.it – ciò non cambia minimamente i rischi che abbiamo già calcolato e che sono esigui”.

Salmaso aggiunge: “Stiamo parlando sempre di numeri molto esigui, di un caso ogni milione di dosi somministrate quindi seppure l’informazione sia dovuta, è anche vero che il rischio connesso è molto ridotto e non comparabile a quello di ospedalizzazioni e di morte per Covid”.

L’epidemiologa ha rimarcato l’analogia tra i numeri riportati dalle autorità sanitarie statunitensi in riferimento al vaccino J&J e “le cifre più o meno che abbiamo osservato all’inizio per AstraZeneca“.

“Si tratta di uno stop cautelativo, proprio come in Europa, e anche loro potrebbero decidere la raccomandazione dell’utilizzo per fasce d’età, perché i casi segnalati sono tutte donne di età inferiore ai 60 anni”, ha detto sempre Salmaso.

Per quel che riguarda le eventuali ripercussioni per la consegna delle dosi in Europa, e quindi in Italia, l’esperta ha spiegato che “è prematuro fare previsioni sul piano di vaccinazioni, che negli ultimi mesi nel nostro Paese ha già subito una serie di aggiustamenti dovuti sia ai ritardi nelle forniture che all’aggiornamento dei dati scientifici”.

“In questo momento l’obiettivo principale della campagna di vaccinazione non è l’immunità di gregge, di cui tanto si parla ma che non è perseguibile, bensì la protezione dei soggetti più vulnerabili per ridurre il numero di decessi e casi severi. La quantità di vaccini disponibile per queste categorie c’è ed è adeguata. Dopodiché si penserà a come procedere per le fasce di età più giovani”, ha concluso l’epidemiologa.

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