Riportati in Italia dagli Usa 266 reperti archeologici: erano stati smerciati da trafficanti internazionali
Il valore dei beni ammonta a decine di milioni di euro. I reperti erano finiti negli Stati Uniti perché venduti da alcuni trafficanti internazionali
Sono stati riportati in Italia 266 reperti archeologici che si trovavano negli Stati Uniti. È il risultato della collaborazione tra i carabinieri dell’Arte e la Procura di New York dove l’8 agosto i beni appartenenti al patrimonio culturale italiano sono stati formalmente restituiti all’Italia. I reperti, dal valore storico e culturale inestimabile, si trovavano negli Usa perché negli anni sono stati oggetto di merce da parte di alcuni trafficanti internazionali.
- I beni archeologici ritornati in Italia dagli Usa
- La collaborazione tra Italia e Stati Uniti
- I beni recuperati di provenienza illecita
I beni archeologici ritornati in Italia dagli Usa
Le indagini condotte dai Carabinieri in collaborazione con la Procura di Manhattan hanno dimostrato la provenienza illecita dei beni archeologici.
Si tratta di ben 266 reperti che sono stati sequestrati e restituiti all’Italia per un valore stimato di decine di milioni di euro.
Alcuni dei reperti archeologici recuperati dagli Usa
Alla cerimonia di consegna che si è svolta a New York erano presenti il console Cesare Bieller, il comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Vincenzo Molinese e il Vice Procuratore di Manhattan, Matthew Bogdanos.
La collaborazione tra Italia e Stati Uniti
I reperti riportati in Italia appartengono a un arco temporale compreso tra l’età Villanoviana (IX/VIII sec a.C.), la civiltà etrusca (VII/IV sec. a.C.) e la Magna Grecia (V/III sec. a.C.) fino ad arrivare all’età romana imperiale (I-II sec d.C.).
L’azione di recupero dei beni di inestimabile valore storico, è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra Italia e Usa nel settore dei beni culturali.
In particolare, l’operazione si è conclusa per merito dell’azione sinergica messa in campo dai Carabinieri dell’Arte e dal District Attorney’s Office di New York e attraverso il coordinamento delle indagini negli Stati Uniti svolto dall’Assistant District Attorney NY, Matthew Bogdanos.
I beni recuperati di provenienza illecita
Come anticipato, i reperti archeologici sequestrati e riportati in Italia si trovavano negli Stati Uniti da decenni a causa dell’attività mercenaria di alcuni trafficanti.
Si tratta di 145 pezzi recuperati dalla procedura fallimentare a carico di un cittadino inglese e localizzati grazie alle indagini condotte dal Comando dei carabinieri che si occupa della tutela del patrimonio culturale mirate a contrastare il traffico internazionale di beni culturali.
Le attività sono poi sfociate anche in una procedura extragiudiziale e in una causa civile finalizzata alla restituzione dei beni al patrimonio indisponibile dello Stato italiano.
Altri 65 manufatti, invece, facevano parte della collezione “Menil Collection Museum” di Houston e sono stati restituiti spontaneamente dopo che è stata accertata la provenienza da scavi clandestini in aree archeologiche del territorio italiano e l’esportazione illecita.