Coronavirus: l'Oms aveva previsto la pandemia, cosa diceva
Due mesi prima della scoperta del focolaio di Sars-Cov-2 a Wuhan, l'Oms aveva avvertito la comunità internazionale
Lo scorso settembre l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva incaricato un gruppo di esperti per un rapporto intitolato ‘Un mondo a rischio‘, che parlava di una possibile epidemia su scala mondiale. Nelle 48 pagine i tecnici Oms scrivevano: “La malattia prospera nel disordine, le epidemie sono in aumento e lo spettro di una emergenza sanitaria globale incombe su di noi”.
Solo due mesi più tardi sarebbe arrivato il primo caso di infezione da nuovo coronavirus, a Wuhan. “C’è una minaccia molto reale di una pandemia in rapido movimento, altamente letale, di un agente patogeno respiratorio che potrebbe uccidere da 50 a 80 milioni di persone e spazzare via quasi il 5% dell’economia mondiale”.
Numeri ben lontani da quelli attuali, nonostante l’emergenza coronavirus abbia ormai raggiunto i maggiori Paesi. “Una pandemia globale su tale scala sarebbe catastrofica, creando un caos diffuso. Il mondo non è preparato“, sottolineavano gli esperti già a settembre.
“Il mondo deve stabilire i sistemi necessari per individuare e controllare potenziali focolai di malattie“, avvertivano, dopo aver preso in considerazione i dati del contagio e le misure prese con la febbre suina, mutazione di virus dell’influenza contratti dai maiali e contagiati all’uomo, e con l’ebola.
“Molte delle raccomandazioni esaminate sono state attuate male, o non sono state attuate affatto e persistono gravi lacune. È ormai tempo di agire”, dichiaravano gli scienziati dell’Oms nel loro rapporto, rilevando che i Paesi si erano trovati impreparati di fronte a quei casi di contagio.
Tra il 2011 e il 2018 “l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha seguito 1.483 eventi epidemici in 172 Paesi”, oltre a quelli già citati, come Sars, Mers e febbre gialla. Questi virus introducevano “una nuova era di epidemie ad alto impatto, e potenzialmente a diffusione rapida”.
“Gli agenti patogeni si diffondono attraverso le goccioline respiratorie, possono infettare un gran numero di persone molto velocemente e, con le odierne infrastrutture di trasporto, si spostano rapidamente in diverse aree geografiche”, avevano predetto gli scienziati.
“La grande maggioranza dei sistemi sanitari nazionali non sarebbe in grado di gestire un grande afflusso di pazienti infettati da un agente patogeno respiratorio capace di una facile trasmissibilità e di un’elevata mortalità”. Soprattutto in un periodo storico in cui “i governi, gli scienziati e i sistemi sanitari di molti Paesi stanno affrontando un crollo della fiducia pubblica che minaccia la loro capacità di funzionare in modo efficace“.
“La Banca Mondiale stima che una pandemia influenzale globale costerebbe all’economia 3.000 miliardi di dollari, ovvero fino al 4,8% del Pil. Il costo sarebbe del 2,2% del Pil anche per una pandemia influenzale moderatamente virulenta“, avvertivano ancora dall’Oms.
Il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus ha confermato che il Sars-Cov-2 ha scatenato “la crisi sanitaria che segna la nostra epoca”, concludendo che “crisi così tirano fuori il meglio e il peggio dell’umanità“.