Giornata mondiale degli insegnanti, buone notizie per quelli italiani: in arrivo gli aumenti di stipendio
Chi potrà avere un aumento dello stipendio e chi no: i requisiti contenuti nel nuovo decreto
Mercoledì 5 ottobre si celebra La giornata mondiale degli insegnanti (nota anche come “Giornata internazionale degli insegnanti”). In tale data vengono omaggiate le organizzazioni di insegnanti in tutto il mondo. Il fine è quello di mobilitare il sostegno ai docenti e di garantire alle future generazioni standard adeguati di insegnamento.
Aumento dello stipendio, a chi spetta
Nelle scorse ore, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha firmato un nuovo decreto la cui principale novità sono i criteri per l’attribuzione delle risorse per la valorizzazione del personale docente.
Altrimenti detto, si tratta di un aumento di stipendio. Non per tutti, però: potranno beneficiare della misura solo gli insegnanti che decidono di non trasferirsi e continuare a lavorare in scuole che fanno parte di territori più disagiati.
Il fondo prevede uno stanziamento da 30 milioni di euro l’anno grazie al Pnrr. I fondi confluiscono all’interno della riforma del reclutamento e della formazione dei docenti.
I requisiti
Ma di che cifra stiamo parlando in merito all’aumento in busta paga? E quali sono, nel dettaglio, i requisiti per poter accedervi? Si tiene conto, come criterio, del numero di anni in cui l’insegnante è rimasto nella medesima scuola, in particolare in una provincia diversa da quella in cui abita. Quindi viene premiato il mancato trasferimento per un ritorno al proprio domicilio.
Altro requisito è la sede di lavoro in cui si è svolta la propria mansione. L’obiettivo è valorizzare il personale che da più anni insegna in istituti che si trovano in zone con maggiore disagio socio-economico, ma anche maggiore dispersione o rischio spopolamento. Laddove un docente rispetti tutti i suddetti requisiti, avrà un aumento di stipendio più cospicuo.
La maggior parte dei fondi stanziati saranno ad appannaggio di quei docenti che non hanno ottenuto la mobilità, l’assegnazione provvisoria o l’utilizzazione né incarichi di insegnamenti a tempo determinato. Per il riconoscimento della continuità, l’anno scolastico è ritenuto valido se si è rimasti in servizio per almeno 180 giorni, di cui almeno 120 di attività didattiche.
La stima delle cifre
Giuseppe D’Aprile, della Uil scuola, presentando una simulazione a la Repubblica ha sottolineato che il beneficio andrebbe a 5mila e 700 scuole, per un totale di 19mila docenti. Tale previsione ha stimato un aumento medio annuo della busta paga di 1.500 euro lordi. La platea dei docenti coinvolti, però, sarà assai ristretta: soltanto il 2,9% del personale. Se invece si arrivasse a un aumento per il 5% degli insegnanti, vorrebbe dire poco più di 900 euro l’anno a testa.
Le critiche alla misura
Mario Rusconi, presidente dell’Associazione presidi di Roma, considera la misura non adeguata in quanto non “a che vedere con la valorizzazione della professione docente”. A suo parere è stata ‘confezionata’ per evitare, a livello burocratico, i molti trasferimenti di scuola.