Covid, "virus inesistente": la stoccata di Massimo Galli a Zangrillo
Massimo Galli, direttore del Sacco di Milano, ha parlato di green pass e di vaccini, ma non ha risparmiato una stoccata ad Alberto Zangrillo
Cambiare i parametri per ridefinire i colori delle zone non convince Massimo Galli. Il professore ordinario di Malattie Infettive all’Università Statale e primario al Sacco di Milano, in un’intervista concessa a La Stampa, ha detto che non considerare il dato dei contagi sarebbe solo una “scappatoia”. L’esperto ha poi affrontato il tema del green pass, dell’obbligo di vaccinazione e del ritorno a scuola.
C’è anche il tempo per una stoccata ad Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano, che di recente ha dichiarato che il virus è clinicamente inesistente: “Zangrillo chi? Non ricevo, scusi…“.
Galli sul green pass
Per Massimo Galli il green pass sul posto di lavoro è necessario perché “nelle situazioni di comunità è utile. Deciderà il ministero della Sanità, ma su questo tema si può e si deve discutere”.
Secondo lui, la stretta “porterà un effetto positivo come in Francia. Confonde invece l’atteggiamento verso i guariti, che meritano il green pass anche senza vaccinazioni”.
Il professore è contrario al fatto che si chieda una dose di vaccino per accedere ai ristoranti e due dosi per andare in discoteca: “No, a quel punto farei una dose più i guariti, anche se nutro qualche dubbio sui controlli, che mi sembrano più assicurati in grandi eventi, cinema e teatri”.
Galli sul vaccino
La priorità resta dunque quella di convincere gli italiani a vaccinarsi, “ma senza obblighi“. A meno che non si tratti di medici e infermieri del servizio pubblico.
Secondo Galli, infatti, i vaccini sono l’unica arma per proteggerci dalla quarta ondata, “ma bisogna che si vaccinino tutti in Italia e non solo, altrimenti la partita non finirà a meno che il virus non si indebolisca da solo”.
Il problema è che “alcune regioni vanno a rilento: oltre alle ferie, si paga il ritardo nella definizione del green pass e in giro sento troppa preoccupazione degli effetti a breve e lungo termine dei vaccini e poca di quelli del Covid”.
In futuro servirà una terza dose? “Non è detto – ha risposto Galli -, se non in casi particolari come le persone fragili o su cui il vaccino non ha avuto effetto. Pfizer spinge per la terza dose, ma nel caso che sia una versione aggiornata alle nuove varianti e non la riedizione del vecchio vaccino”.
I criteri delle zone gialle
Galli ha affrontato anche il tema che riguarda il cambio dei criteri per definire le zone gialle, sostituendo i ricoveri ai contagi.
“Se si contagiano in tanti – ha detto -, piano piano aumentano anche i ricoveri, e la replicazione del virus può mettere in discussione i vaccini. Non bisogna cercare la scappatoia, ma ridurre la circolazione dell’infezione aumentando i vaccinati, da cui l’utilità dell’allargamento del green pass come strumento di persuasione”.
Persuadendo soprattutto gli insegnanti a vaccinarsi in tempo, prima dell’inizio della scuola, “anche perché sono più a rischio degli studenti“.
Secondo Galli, infatti, “non potremo avere tutti i ragazzi coperti per settembre, anche perché al momento la vaccinazione è autorizzata fino a 12 anni, ma si potrebbe mettere in campo un sistema di sorveglianza epidemiologica per non permettere che diventino il principale serbatoio del virus”.