L'ex boss Cappello scrive al Tribunale dal 41 bis: "Fucilatemi"
Salvatore Cappello, ex boss catanese, chiede di essere fucilato. L'ergastolano è rinchiuso da 24 anni
Salvatore Cappello, ex boss catanese condannato all’ergastolo, ha scritto una lettera al Tribunale di Sorveglianza chiedendo di essere fucilato. Cappello è rinchiuso da oltre 23 anni. Nel carcere sta scontando la pena nel regime duro del 41 bis. L’appello è stato reso noto dal legale di Cappello, Giampiero Nocera, come fa sapere l’AdnKronos. L’avvocato, attraverso l’associazione Yairaiha Onlus che da anni si batte contro l’ergastolo ostativo, ha diffuso il contenuto della missiva in cui l’ex boss chiede la ‘grazia’ mediante fucilazione nel cortile del penitenziario in cui è detenuto.
“Alla S.V. Illustrissima, affinché intervenga a far eseguire la condanna inflittami dalla Corte d’Assise di Catania e Milano cioè la condanna a morte nascosta dietro la parola ERGASTOLO, con FINE PENA 9999, cioè FINE PENA MAI!” Esordisce così Cappello nella missiva destinata al Tribunale di Sorveglianza.
“Chiedo che la condanna – prosegue – venga eseguita perché dopo 24 anni, di cui 23 passati al 41 bis, SONO MORTO già tante di quelle volte che non lo sopporto più; ogni volta che lo rinnovano muoio; quando guardo gli occhi dei miei figli, dei miei cari, di mia moglie penso che la condanna a morte è anche per loro. E non voglio – continua – che muoiano tutte le volte lo rinnovano con scuse banali e senza fondamento, per questo chiedo di morire”.
Sempre l’ex boss, rivolgendosi al Tribunale di Sorveglianza: “Non intendo impiccarmi o suicidarmi perché l’ho visto fare tante di quelle volte che non voglio pensarci”. “Siete – scrive Cappello – voi che dovete eseguire la sentenza perciò chiedo che venga eseguita tramite fucilazione nel cortile dell’istituto, così la facciamo finita perché, dopo 24 anni, non voglio più morire tutti i giorni, voglio morire una sola volta perché non basta che tu stia scontando l’ergastolo, non basta che lo sconti pure con la tortura del 41 bis, c’è anche la cattiveria”.
“Che so… sei un 41 bis? Non puoi farti nemmeno un uovo fritto – continua l’ergastolano -. È questa la lotta alla mafia? Tu hai preso 30 anni (senza uccidere nessuno) per estorsione ed associazione? Con l’art. 4 bis li sconti tutti senza benefici; ma se tu hai ucciso un bambino, lo hai violentato, sconti 20 anni e niente 41 bis, niente restrizioni”.
“Questo è lo Stato italiano! – si legge nella missiva di Cappello – Che so, rubi un tonno per fame? Sconti dai 3 ai 5 anni; poi c’è chi ruba milioni di euro, quelli vanno a Rebibbia in attesa dei domiciliari! E sono peggio dei mafiosi perché loro hanno giurato fedeltà allo Stato”.
Cappello torna quindi a rivolgersi direttamente al Tribunale: “No sig. Presidente, non sono un santo, sono, o meglio, ero, un delinquente. Ma sono 10 anni che ho dato un taglio a tutto per amore dei miei figli e dei miei cari. Ma ciò non è servito a niente perché le procure non vogliono che tu dia un taglio al passato, o ti penti o sei sempre un mafioso da sfruttare tutte le volte che fanno un blitz sfruttano il tuo nome per dare più risalto, per dare più peso al blitz”.
“E tu ci vai di mezzo – continua l’ex boss – solo perché un megalomane fa il tuo nome; non vogliono nemmeno che i tuoi figli lavorano perché vogliono che seguono le ‘orme del padre’, se trovano lavoro vanno dal datore di lavoro e gli dicono che stanno facendo lavorare il figlio di un mafioso. Se non lavorano dicono che non lavorano. Ma, ringraziando Dio, i miei figli lavorano tutti, lavori umili, ma lavorano, e fanno sacrifici per venirmi a trovare”.
E ancora: “Se chiedo la fucilazione lo faccio anche per loro, per non dargli più problemi. Sa cosa vuol dire ricevere un telex che dice che tua figlia è ricoverata in fin di vita, vedi se puoi telefonare? No al 41 bis non posso chiamare; ho un solo colloquio al mese o una telefonata.”
Salvatore Cappello, l’ex boss: “Questa è la legge italiana”
“Se avevo ucciso un bambino – insiste Cappello – non ero ‘mafioso’, non avevo 41 bis, allora si, assassino di bambini se ricevevo un telex tipo ‘mamma ha la febbre’, allora potevo telefonare, chiedere colloqui e tutto”.
“Questa è la legge italiana! – conclude Cappello – Signor Presidente, sono 23 anni che non ho una carezza dei miei genitori, che non abbraccio i miei figli, che non tocco la mano di mia moglie, perciò – conclude l’ex boss – mi chiedo ‘è questa la vita che devo fare fino alla morte’? E allora facciamola finita subito, FUCILATEMI! P.S. NON RESTITUITE IL CORPO ALLA MIA FAMIGLIA, SAREBBERO PER LORO ALTRI PROBLEMI. GRAZIE”