Dazn minaccia gli abbonati del pezzotto e chiede i nomi alla Procura: vuole trascinarli tutti in tribunale
Dazn passa al contrattacco contro la pirateria e il cosiddetto pezzotto: la piattaforma chiederà alla Procura di Catania i nomi dei singoli utenti
Svolta nella lotta alla pirateria degli eventi sportivi. Dazn infatti continua la sua guerra all’ormai noto pezzotto e si appresta a una mossa estrema: chiedere alla Procura i nomi dei singoli soggetti che hanno visto contenuti in modo illegale. Una vera e propria minaccia verso coloro i quali si sono abbonati al pezzotto che per la prima volta potrebbero rischiare sanzioni dirette.
- Dazn contro il pezzotto: chiede i nomi alla Procura
- Multe e sanzioni ai pirati: cosa cambia
- L'operazione a Catania
- Le reazioni
Dazn contro il pezzotto: chiede i nomi alla Procura
Ci sono sviluppi nella costante lotta alla pirateria per la trasmissione degli eventi sportivi in tv che le pay-tv stanno portando avanti da tempo. Dazn, la licenziataria per i diritti della Serie A di calcio, ha chiesto ai magistrati di ottenere i nomi degli utenti che, aggirando l’abbonamento alla piattaforma, hanno guardato in modo illegale i contenuti che essa fornisce.
Dazn punta ad adire dunque, per la prima volta, le vie legali contro il singolo abbonato illegale. Così facendo potrebbe indurre la Guardia di Finanza a comminare multe e sanzioni ai trasgressori che vanno dai 150 ai 5000 euro. Nascosti di solito dietro coloro i quali rendono possibile la visione dei contenuti, per la prima volta, i fruitori potrebbero essere puniti.
Dazn trasmette in Italia la Serie A di calcio, il campionato di basket, di volley e altri sport
Multe e sanzioni ai pirati: cosa cambia
La scelta, spiegata da Repubblica, prende le mosse dall’inchiesta penale partita dalla Procura di Catania, nella quale la piattaforma si costituirà parte lesa.
I legali di Dazn vogliono ottenere un risarcimento da tutti i singoli pirati individuati nella suddetta inchiesta che hanno visto partite e altro con il pezzotto, con app illecite o in generale sul web.
Secondo il quotidiano, il pressing sui magistrati catanesi ha un duplice obiettivo: dovesse Dazn venire in possesso dei nomi dei pirati, potrebbe agire direttamente contro di loro, ma potrebbe anche, come detto, spingere la Guardia di Finanza a comminare lei le multe, come stabilisce la legge. Secondo i primi calcoli e considerando l’ammenda minima da 150 euro e quella massima che arriverebbe fino a 5.000 euro, lo Stato potrebbe portare nelle proprie casse da 330 milioni fino a 11 miliardi.
L’operazione a Catania
Un colpo ben assestato alla pirateria era arrivato dall’operazione “Taken Down“ condotta dalla polizia, coordinata dalla procura di Catania con il Procuratore Francesco Curcio e l’aggiunto Sebastiano Ardita. Grazie a essa, sono state arrestate 11 persone ed è stata smantellata la più grande rete di streaming illegale a livello internazionale.
Il sistema aveva circa 22 milioni di utenti e un giro illegale di affari di oltre 250 milioni di euro mensili. Il blitz ha portato al sequestro di oltre 2500 canali illegali e server, a 89 perquisizioni e 102 indagati fra Italia, Olanda, Regno Unito, Svezia, Svizzera, Romania e Croazia.
Come scrive sempre Repubblica, un uomo catanese andava regolarmente ad Amsterdam dove incontrava un croato, un olandese, un romeno e un inglese e insieme a loro creava un cartello che agiva in tutta Europa e permetteva, pagando 10 euro, di vedere ben 400 piattaforme tv.
Le reazioni
Esultano le autorità. “Abbiamo azzerato la più vasta organizzazione criminale transnazionale dedita alla pirateria audiovisiva. L’organizzazione aveva un giro d’affari di 3 miliardi di euro all’anno. E molto più alto, 10 miliardi, era il danno procurato alle pay-tv”, ha detto il direttore della polizia postale, Ivano Gabrielli.
Secondo Massimiliano Capitanio, commissario dell’AgCom, dei 22 milioni di pirati individuati dalla procura di Catania in Europa, ben 2,2 sono italiani, il 10%.
L’ad della Lega Calcio, Luigi De Siervo, ha commentato così: “Stiamo combattendo senza sosta una battaglia a guardie e ladri, in cui questi criminali ricorrono alle più sofisticate tecnologie per cercare di eludere i controlli, ma i loro tentativi stanno miseramente fallendo. Le autorità hanno ormai raggiunto un livello di precisione tale da riuscire a colpire anche la più estesa e complessa infrastruttura informatica a disposizione dei pirati, oltre a identificare i singoli utenti, che ora rischiano. Bisogna capire che rubare una partita è grave quanto un altro furto”. Gli ha fatto eco il ministro Andrea Abodi che ha aggiunto come i 10 euro spesi nel pezzotto siano una forma di complicità con l’economia criminale.