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Differenza tra parricidio e patricidio: i motivi che spingono ad uccidere il proprio padre

Da Doretta Graneris a Pietro Maso: cosa scatta nella testa di un figlio quando decide di uccidere il proprio padre

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Da sempre, nel corso della storia umana, ci sono dei crimini che violano l’ordine naturale della vita e degli eventi. Proprio per questo, ripugnano particolarmente alla coscienza delle persone: uno di questi è il patricidio. Con questo termine s’intende intuitivamente l’uccisione del proprio padre. Tuttavia, in letteratura, non mancano voci di dissenso che distinguono, soprattutto sulla base di ascendenze storiche antiche, fra parricidio che equivarrebbe all’uccisione del padre (ma anche della madre) e degli ascendenti in genere, e patricidio che, invece, indicherebbe molto più specificamente l’uccisione del proprio padre e degli ascendenti paterni. Ma cosa spinge una persona e uccidere il proprio padre?

Da Edipo ai giorni nostri

La tradizione mitologica e la storia offrono innumerevoli esempi: uno dei più celebri è quello di Edipo, che uccide il padre Laio.

Questa tipologia di delitto, però, è ricorrente anche ai giorni nostri. E di fronte a tutto ciò che viola l’ordine naturale, ci si chiede perché questi gesti accadano: quali siano le motivazioni e gli obiettivi

Criminogenesi e criminodinamica del patricidio 

Tutti i patricidi non sono uguali, ci sono varie tipologie criminologiche.

Eccole di seguito:

  • assassini affetti da palesi e gravi disturbi mentali: sono affetti da gravissime patologie psichiatriche come forme estreme di schizofrenia, psicosi acute, stati di alterazione paranoica molto marcati e quadri morbosi similari. Tuttavia, contrariamente a quanto si possa pensare, chi commette questo delitto non è in maggioranza malato di mente nel senso classico, soprattutto dal punto di vista giuridico-forense. Si tratta solamente di ipotesi, dato che le motivazioni omicidiarie sono molto più complesse;
  • bugiardi patologici: rientrano i soggetti, spesso giovanissimi, con una struttura personologica abnorme e particolare, affetti da disturbi di personalità che vivono in un universo irreale, fallace, falso e menzognero che loro stessi hanno edificatoSi tratta di individui privi di genuinità, bugiardi, che costruiscono menzogne a loro uso e consumo. A un certo punto rimangono loro stessi prigionieri di quella dimensione parallela fallace e illusoria. E arrivano a uccidere, pur di proteggere il castello di menzogne. Di fondo conservano la loro capacità di intendere e di volere. Il modello paradigmatico di questi soggetti si rinviene in giovani studenti universitari eterni fuori-corso, che vivono fuori sede divertendosi e dilapidando il patrimonio di famiglia, mentendo sulla loro reale condizione universitaria e millantando esami superati e la prossima laurea. Quando la situazione diventa insostenibile e la verità si palesa all’orizzonte, pur di non far emergere la sconcia verità nei confronti della figura paterna (a volte anche materna) decidono di uccidere;
  • libertari: si tratta di quelli che uccidono il padre – talvolta entrambi i genitori – per un malinteso senso di libertà, sentendosi oppressi dall’autorità genitoriale e/o soltanto dalla figura dei genitori. Sono individui affetti da gravi disturbi di personalità, se non addirittura di conclamate patologie psichiatriche. Uccidono perché credono di avere dei limiti angusti alle loro attività, soprattutto illecite;
  • tossicomani: perennemente schiavi di droghe pesanti, in crisi di astinenza possono arrivare a uccidere pur di procurarsi l’ennesima dose;
  • ereditieri: sono i patricidi che uccidono per appropriarsi prematuramente del patrimonio dei genitori. Pianificano per lungo tempo il delitto, lo organizzano e lo predispongono nei dettagli.

Quando il delitto è finalizzato all’ottenimento dell’eredità, l’azione è quasi sempre singola, per ovvi motivi utilitaristici.

Nelle altre ipotesi, dove militano motivazioni molto più complesse, l’azione è svolta in coppia, di solito con l’aiuto del proprio partner.

Ulteriore dato è quello in base al quale l’età media di questa tipologia di crimine è medio-bassa.

Da Doretta Graneris a Pietro Maso: i celebri casi italiani di patricidio 

In Italia, negli ultimi decenni, si sono registrati diversi di eclatanti, efferati e feroci patricidi.

pietro masoFonte foto: ANSA
Una foto del 1993 di Pietro Maso durante il processo a Mestre, due anni dopo l’uccisione da parte di Pietro Maso dei genitori Antonio Maso e Maria Rosa Tessari, 52 e 48 anni, nella loro casa di Montecchia di Crosara, in provincia di Verona

Iniziando da quello di Doretta Graneris nel 1975 a Vercelli (con sterminio dell’intero nucleo familiare), per arrivare a quello di Maurizio Carretta nel 1989 a Parma (con uccisione della famiglia) e quello di Pietro Maso, nel 1991,a Verona.

pietro-maso-killer Fonte foto: ANSA
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