Bersani, parallelo tra comunismo e Governo oggi impazza sul web
L'ex segretario del Pd ospite a Dimartedì analizza lo scontro politico sulla regolarizzazione migranti
Pier Luigi Bersani intervenuto ieri nel talk Dimartedì in onda su La7 in prima serata, come ogni settimana, ha analizzato la situazione politica con le tensioni sempre accese all’interno della maggioranza e le critiche continue da parte della Lega, ora sulla questione regolarizzazione dei migranti. Il suo parallelo con i tempi del Partito Comunista ha fatto in poche ore il giro del web.
Nello studio di Giovanni Floris, parlando della questione migranti e della loro regolarizzazione per poter lavorare i campi in vista del raccolto, Pier Luigi Bersani, rispondendo a una domanda del giornalista Paolo Mieli, ha detto: “Io sono stato nel Partito comunista italiano, quando c’era il terrorismo e i terremoti ci dicevano zitto e pedalare, il governo te lo fai piacere che dopo vediamo. Io sono nato così, è da buttar via questo insegnamento?”.
La frase di Bersani ha avuto molto eco sui social ed era inserita dall’ex segretario del Pd in un discorso più ampio relativo alle polemiche continue sulle decisioni del Governo, in particolare sull’opposizione intransigente della Lega: “Ho sentito da Salvini delle robe in questi giorni…vergognose, dalla Lega poi che nel 2012 ha fatto la sanatoria su 700mila immigranti e poi la legge Bossi-Fini, dico ‘moderatevi’, fate le critiche accettabili ma che ci si imbastisca delle battaglie senza capo ne coda. Aspettiamo un attimo!”
Bersani ha incalzato anche il direttore del quotidiano Libero, Senaldi: “Ritengo assurdo che si accetti l’idea che ci siano 600mila fantasmi in Italia. Ricordo la sanatoria che fu reclamizzata da Berlusconi e Maroni…”
Sulla questione Silvia Romano, Bersani ha detto: “Si sono sentiti dei rumoracci vergognosi. Devono provare loro a stare un anno e mezzo da soli, senza sapere se il giorno dopo ci si sveglierà o no. I riscatti? Li abbiam sempre pagati, e non solo noi. Ci fermiamo adesso perché si tratta di una ragazza di 20 anno che va a aiutare i bambini neri in Kenya. Dicono che i soldi dei riscatti servano poi a pagare i riscatti. Chiediamoci piuttosto chi le vende quelle armi. Gli Stati Uniti che non vogliono mai che si tratti ci dicano per quali giri le armi arrivano nel corno d’Africa”.