Beniamino Zuncheddu assolto dopo 33 anni di carcere da innocente ma nella sentenza dei giudici “restano dubbi”
Nella sentenza con cui Beniamino Zuncheddu è stato assolto restano “perplessità sull’effettiva estraneità all’eccidio”
Beniamino Zuncheddu, cittadino sardo che ha trascorso 33 anni in carcere per un crimine presumibilmente mai commesso, è stato assolto lo scorso gennaio, ma non con formula piena. Nella sentenza emanata dai giudici della Corte d’Appello di Roma si segnalano ancora “dubbi” sul fatto che Zuncheddu sia innocente e completamente estraneo all’eccidio per cui fu condannato in primo luogo.
- Zuncheddu assolto: dubbi nella sentenza
- Il passo indietro del testimone
- La critica dei giudici alla stampa
Zuncheddu assolto: dubbi nella sentenza
Sono state rese note le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello che, nel gennaio 2023, ha portato all’assoluzione di Beniamino Zuncheddu.
L’uomo è stato assolto ai sensi del comma 2 dell’art. 530 del codice di procedura penale, dunque non con formula piena.
Il processo di revisione alla Corte d’Appello di Roma
Zuncheddu, in relazione alla strage di Sinnai del gennaio 1991 “fu condannato perché il teste oculare dichiarò di averlo riconosciuto come l’aggressore, nonché per aver fornito un alibi falso”.
Eppure, nel motivare l’assoluzione, la Corte afferma che “residuano delle perplessità sulla sua effettiva estraneità all’eccidio”.
I dubbi sorgono in quanto la strage fu commessa “verosimilmente da più di un soggetto, uno dei quali, diversamente da quanto opinato nell’istanza di revisione, non era un cecchino provetto, non riuscendo nell’intento omicidiario nemmeno dopo aver sparato due colpi a distanza ravvicinata in un luogo talmente stretto che ‘non occorreva prendere la mira’”.
Il passo indietro del testimone
A portare all’assoluzione di Zuncheddu (che adesso attende un risarcimento dallo Stato) è stata la ritrattazione di Luigi Pinna, unico sopravvissuto e solo testimone oculare della strage.
“Il venir meno di tale prova fondamentale, pur residuando delle perplessità sulla effettiva estraneità di Beniamino Zuncheddu sulla strage, anche per ‘l’aiuto’ ricevuto dai suddetti terzi per indurre Pinna alla ritrattazione, non consente di pervenire a una conferma della sentenza di condanna” si legge nella sentenza.
Venendo meno la testimonianza di Pinna, non restano sufficienti prove per condannare Zuncheddu:
Dovendosi quindi assolvere l’imputato, non già perché si è raggiunta la piena prova della sua innocenza, bensì perché il quadro indiziario di per sé non è sufficiente per affermare la sua colpevolezza.
La critica dei giudici alla stampa
Nella sentenza del tribunale di Roma, anche un giudizio negativo alla stampa italiana, per il modo in cui la vicenda è stata trattata nel corso degli anni.
“La già esile speranza di poter pervenire a una ricostruzione veritiera e attendibile dello svolgimento dei fatti dopo 30 anni, è stata gravemente pregiudicata dalla forte attenzione mediatica riservata a questa vicenda”.
Le ricostruzioni errate, le congetture e i giudizi soggettivi, per i giudici “hanno inciso sulla genuinità dei testi, che invece avrebbero forse potuto offrire qualche spiraglio di verità se fosse stato lasciato libero il campo alla memoria di ciascuno di essi, non influenzata da narrazioni preconfezionate”.