Assange, la Corte Suprema britannica esamina ricorso in appello contro estradizione in Usa. Cosa può accadere
Sono ore decisive per le sorti del fondatore di Wikileaks, giornalista e attivista australiano. Negli Usa rischia fino a 175 anni di carcere
L’Alta Corte di Londra esamina oggi il ricorso in appello alla Corte Suprema del fondatore di Wikileaks Julian Assange, che rischia di essere estradato a breve negli Stati Uniti. La decisione è attesa intorno alle ore 11:45 italiane.
Assange, l’accusa di spionaggio da parte delle autorità Usa
Gli Stati Uniti accusano il giornalista e attivista australiano di avere diffuso, a partire dal 2010, più di 700 mila documenti riservati sulle attività militari e diplomatiche americane. In particolare, ad Assange viene contestata la divulgazione di file protetti dall’amministrazione Usa sugli interventi in Iraq e in Afghanistan.
Cosa rischia il fondatore di Wikileaks
Il reporter australiano è perseguito con l’accusa di spionaggio, un reato considerato come particolarmente grave da parte della legislazione americana. Assange rischia infatti fino a 175 anni di carcere in un caso che rappresenta, secondo i suoi sostenitori, un grave attacco alla libertà di stampa.
Assange, le diverse tappe fino alla decisiva giornata di oggi
La giustizia britannica si è inizialmente pronunciata a suo favore un anno fa, quando la giudice Vanessa Baraitser si è opposta alla consegna alle autorità statunitensi dell’attivista 50enne, adducendo il rischio di suicidio.
L’inversione di marcia degli alti giudici britannici
Ma Washington ha ottenuto una grande vittoria a dicembre, quando gli alti giudici britannici hanno ribaltato quella decisione, dicendo che gli Stati Uniti hanno fornito rassicurazioni alle preoccupazioni della giudice Baraitser.
Gli avvocati di Assange hanno quindi presentato istanza di ricorso alla Corte Suprema, che oggi i giudici dell’Alta Corte hanno il compito di valutare se accettare o meno. Si tratta di un passaggio cruciale per le sorti del fondatore di Wikileaks.
Assange, la decisione finale al ministro dell’Interno inglese Priti Patel
In caso di rifiuto, il fondatore di Wikileaks avrà praticamente quasi esaurito le armi legali a propria disposizione. La sua richiesta di estradizione sarà nuovamente inoltrata dai suoi legali ad un tribunale britannico con la raccomandazione di inviarla al ministro dell’Interno britannico Priti Patel, che prenderà la decisione finale.
“Salvo ricorso in appello, la persona ricercata deve essere estradata entro 28 giorni dalla decisione della Segreteria di Stato di disporre l’estradizione”, si sottolinea sul sito del governo.