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Via alla produzione del "latte senza mucca": Coldiretti insorge contro Remilk, che lo ha creato in laboratorio

Un'azienda israeliana ha iniziato la produzione del Remilk, il primo latte vaccino prodotto senza mucche, che non piace agli allevatori italiani

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Una vera latteria, ma senza mucca“. È questo lo slogan di Remilk, l’azienda che sta per aprire un megaimpianto di 70 mila metri quadri a Kalundborg, in Danimarca, nel neonato distretto del cibo del futuro. La società è una start up israeliana, e sarà la prima al mondo a produrre latte “sintetico” (in realtà è improprio definirlo tale) su larga scala.

Di cosa sa il latte “sintetico” prodotto da Remilk

Il latte creato in laboratorio da Remilk ha il sapore di quello vaccino, ed è possibile utilizzarlo per lo yogurt, il formaggio, il gelato o la mozzarella.

Sa di latte, al contrario delle bevande vegetali come quella di soia o mandorla. Ma per la sua produzione non è necessario allevare animali.

Come fanno gli scienziati a produrre il latte senza mucche

Per ottenerlo i ricercatori hanno modificato il processo di fermentazione microbica, lo stesso alla base della fermentazione dell’alcol e della lievitazione del pane.

Gli scienziati hanno copiato il gene responsabile della produzione delle proteine del latte nei bovini, e lo hanno inserito nel lievito, che ha imparato a produrle a sua volta.

Una volta inserito il lievito in mezzo ai fermenti, dove ha la possibilità di riprodursi e produrre nuove proteine del latte, inizia così a generare latte del tutto uguale a quello delle mucche.

Aggiungendo vitamine, minerali, grassi e zuccheri, l’ammasso di proteine ottenuto può poi trasformarsi in qualsiasi tipo di derivato del latte, dalla panna montata al formaggio stagionato.

Perché Coldiretti si schiera contro il latte senza mucche

Il “latte prodotto in laboratorio”, come lo ha definito Coldiretti, non è dunque una bevanda qualitativamente inferiore a quella che arriva dalla mungitura dei bovini.

E potrebbe aiutare a contrastare, insieme alla carne sintetica, il fenomeno degli allevamenti intensivi, che danneggiano tanto gli animali quanto l’ambiente circostante.

Tuttavia proprio Coldiretti ha spiegato di voler capire come l’Unione Europea potrebbe accogliere questi nuovi cibi hi tech e come saranno etichetti e venduti ai consumatori.

“A rimetterci in salute e in reddito saranno i cittadini, a tutto vantaggio dei miliardari ‘filantropi’ che sempre più numerosi foraggiano il cibo artificiale“, si legge in una nota dell’associazione.

Coldiretti sottolinea che dietro le bistecche green ci sono consumi di acqua ed energia superiori agli allevamenti tradizionali, e anche per il latte potrebbe verificarsi lo stesso fenomeno.

A oggi non sappiamo se il latte di Remilk sia dannoso o particolarmente costoso, né se metterà effettivamente in crisi la filiera nel nostro Paese.

Giusto guardare dunque a questo nuovo fenomeno con la dovuta attenzione, senza però scatenare allarmismi senza i dati ufficiali. E senza aver assaggiato il primo “latte vaccino senza mucca” prodotto nel mondo.

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