Seconda ondata? Colpa della scuola: l'allarme del matematico
Secondo il matematico Giovanni Sebastiani i numeri sconsiglierebbero vivamente di riaprire le scuole il 7 gennaio: "Hanno causato la seconda ondata"
La riapertura delle scuole a settembre è il motivo per cui la seconda ondata ha avuto numeri drammatici in termini di contagi, e quindi di morti. A sostenerlo, ai microfoni di Repubblica, è Giovanni Sebastiani, matematico dell’Istituto per le applicazioni del calcolo, Consiglio nazionale delle ricerche. Insieme al virologo Giorgio Palù, a novembre ha pubblicato uno studio su Viruses: la tesi è che il ritorno in classe abbia avuto una centralità nella seconda ondata di Covid-19 in Italia.
L’allarme del matematico: “Non riaprite le scuole”
Riaprire le scuole il 7 gennaio, secondo Giovanni Sebastiani, sarebbe “un’imprudenza“, dato che i contagi stanno aumentando nuovamente nonostante le restrizioni ormai in vigore dal 4 novembre: “Potrebbe dipendere dalla variante inglese – ha aggiunto – e, comunque, la situazione non è sotto controllo. Non a caso, nel Regno Unito si riparte il 18 gennaio“.
Per l’esperto “il vero lockdown è partito il 24 dicembre e inizieremo a capire quali risultati ha maturato proprio a ridosso del 7 gennaio. Oggi sappiamo che sette regioni vedono una crescita dei malati in terapia intensiva e che, ancora il 2 gennaio, i positivi sui testati erano al 39%. Sono numeri stratosferici, dieci giorni fa stavamo al 22%. Serve un altro periodo di attesa, potremmo indicare lunedì 18 gennaio come giorno di rientro”.
La scuola è sicura? Risponde l’esperto
Sebastiani si affida ai numeri per sottolineare la pericolosità della riapertura delle scuole: “A 14 giorni dall’inizio dell’anno scolastico la crescita dei contagi era di tipo lineare, con l’apertura siamo arrivati al 3% dei nuovi positivi sui casi testati. Quattordici giorni ancora e l’aumento è diventato esponenziale, simile a quello dei primi di marzo. I contagiati raddoppiavano ogni settimana, e così i ricoverati in terapia intensiva“.
Per il matematico l’unico elemento di novità rispetto alle due settimane precedenti alla crescita esponenziale dei contagi “è stata la riapertura delle scuole, con 9 milioni di persone in movimento“.
Secondo lui, infatti, “l’attività lavorativa era già iniziata agli inizi di settembre, e nelle prime due settimane i contagi erano bassi. Dopo l’apertura non c’è stato un flusso turistico rilevante. Non possiamo che ipotizzare che la scuola sia stata la causa originante della rapida crescita dei positivi“.
Inoltre, Sebastiani ha aggiunto che l’età media dei contagiati a settembre “era bassa e l’ipotesi scuola viene rafforzata dal fatto che successivamente il governo ha introdotto decreti che hanno limitato l’accesso alle classi e frenato la crescita. Non può essere un caso che il 15 novembre, 12 giorni dopo il Dpcm, si tocchi il picco della pandemia e i dati inizino a scendere“.
Infine, l’esperto ha citato uno studio dell’Università di Modena e Reggio Emilia, realizzato su 36 scuole diverse: “Spiega che nella fascia di età tra gli 11 e i 18 anni la trasmissione è significativa. La scuola oggi non è attrezzata per ripartire“.