Mascherine di stoffa, nuovo studio le rivaluta: cosa cambia
Nuovo studio sulle mascherine di stoffa: se vengono rispettate alcune condizioni possono ridurre notevolmente la trasmissione
Le mascherine di stoffa, amate dagli ambientalisti perché non inquinano come quelle usa e getta, sono state spesso oggetto di critiche da parte degli esperti che non ne apprezzavano le qualità anti contagio. Alcuni studi, l’ultimo effettuato a Torino il mese scorso, hanno messo in discussione la capacità di questi dispositivi di bloccare effettivamente il coronavirus. Adesso, una ricerca pubblicata sulla rivista Physics of Fluids ne ha rivalutato l’efficacia in positivo ma a due condizioni.
Le mascherine di stoffa, secondo i ricercatori, sono efficaci quanto le mascherine chirurgiche nel ridurre la trasmissione del virus Sars-CoV-2 ma devono essere rispettate due condizioni: i dispositivi devono avere tre strati ed essere ben aderenti al volto.
Nel nuovo studio, condotto dalle Università di Bristol e Surrey, i ricercatori hanno descritto in dettaglio il modo in cui le goccioline di saliva vengono catturate e filtrate nelle mascherine di stoffa.
Così, il team ha scoperto che le mascherine in tessuto a tre strati possono funzionare in modo simile alle mascherine chirurgiche nel filtraggio delle goccioline, con una riduzione dell’esposizione di circa il 50-75 per cento.
Richard Sear dell’Università del Surrey, coautore dello studio, ha commentato: “Sebbene indossare una mascherina facciale in tessuto semplice e relativamente economica non possa eliminare il rischio di contrarre Covid-19, le misurazioni e il nostro modello teorico suggeriscono che sono altamente efficaci nel ridurre la trasmissione“.
Ad esempio, hanno spiegato i ricercatori, se una persona infetta e una sana indossano entrambe le mascherine, questo potrebbe comportare una riduzione dell’esposizione fino al 94 per cento.