Dubbi sul ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich: i rischi di contaminazione sulla scena del crimine
I dubbi sul ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich: possibili contaminazioni della scena del crimine con tracce di dna
Continua il giallo sulla morte di Liliana Resinovich, scomparsa il 14 dicembre 2021 da Trieste e rinvenuta cadavere il 5 gennaio 2022. Chi l’ha visto? è tornato a occuparsi del caso dopo il video inedito sulle operazioni del ritrovamento del cadavere, che hanno fatto emergere dubbi sulle indagini per via dei rischi di contaminazione sulla scena del crimine.
- Dubbi sul ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich
- Il video sul ritrovamento del cadavere
- I rischi di contaminazione sulla scena del crimine
Dubbi sul ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich
Nella puntata del 20 dicembre di Chi l’ha visto? Federica Sciarelli è tornata a parlare del giallo sulla morte di Liliana Resinovich.
Ospite della trasmissione di Rai 3 il fratello della vittima, Sergio Resinovich, fermamente convinto che sua sorella non si sia suicidata, come invece hanno da subito ipotizzato gli inquirenti e la procura, che aveva chiesto l’archiviazione.
La pista del suicidio è stata seguita fin da subito dagli investigatori, nonostante le strane circostanze in cui il corpo era stato ritrovato. Nei mesi scorsi però il gip ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dalla procura e ha disposto una serie di nuovi accertamenti. Nel nuovo fascicolo d’inchiesta si indaga per omicidio.
Il video sul ritrovamento del cadavere
Nella puntata della scorsa settimana Chi l’ha visto? ha mostrato un video che documenta le prime fasi del ritrovamento del corpo di Liliana Resinovich, che venne rinvenuto dopo settimane di ricerche il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste.
Il filmato lascia molti dubbi sul comportamento degli investigatori che per primi sono arrivati sul posto, sull’isolamento e la conservazione della scena del crimine.
Diversi gli errori mostrati nel video, a partire dall‘assenza totale delle protezioni (tute, calzari, cuffie) che servono a non contaminare la zona.
“Protocolli operativi di base saltati”, dice in studio Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione Penelope Italia e legale di Sergio Resinovich, che parla anche di un altro fatto grave: la mancata misurazione della temperatura del cadavere.
I rischi di contaminazione sulla scena del crimine
Liliana Resinovich aveva la testa avvolta in due sacchetti di plastica e il corpo chiuso in due sacchi, uno infilato dall’alto e uno dal basso. Nel video si sente gli operatori dire “nessun odore“, nonostante la 63enne fosse scomparsa da settimane, senza soldi, documenti e cellulare.
Da quanto mostrato nel filmato sembra che gli operatori siano più interessati a identificare il corpo e avere conferma che si tratta della donna scomparsa che a conservare la scena del crimine.
Vanno alla ricerca del ciuffo biondo della donna e di alcuni oggetti che le appartenevano, come l’orologio rosa.
E tagliano il cordino che teneva legati i sacchi che avvolgevano la testa della donna, contaminandolo. Proprio sul cordino è stata trovata una traccia di Dna maschile.
Diversi gli errori quindi che sarebbero stati commessi in sede di sopralluogo che potrebbero compromettere i risultati dell’inchiesta.