Draghi presenta la squadra di governo: 23 ministri, ecco chi sono
Chi sono i ministri dell'esecutivo Draghi: tra riconferme, volti conosciuti, tecnici e fedelissimi del premier
Dopo l’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica, Mario Draghi ha parlato alla stampa comunicando la lista dei ministri. Sette le riconferme dal precedente esecutivo, per un mix di tecnici e politici con i dicasteri di peso affidati a uomini di fiducia dell’ex numero uno della Bce. Un terzo sono donne (meno della metà di cui si vociferava in un primo momento). E tornano alcune vecchie conoscenze della politica.
Luciana Lamorgese – Ministra dell’Interno
Uno dei punti di continuità con il Conte II, Luciana Lamorgese è l’ex prefetto di Venezia e Milano arrivata al Viminale dopo una lunga carriera amministrativa. Durante il suo mandato ha alleggerito i decreti sicurezza del predecessore Salvini ma non ha avviato una riforma del sistema di accoglienza e integrazione dei migranti. A paragone con il leader della Lega, emerge una discontinuità anche nei toni. All’iper-presenzialismo digitale e non dell’ex vicepremier, Lamorgese ha opposto uno stile sobrio (non ha profili social) e, si dice, giornate di lavoro non-stop, durante le quali non abbandona mai il suo ufficio. Neanche per pranzo.
Daniele Franco – Ministro dell’Economia
Il fedelissimo di Draghi è stato bersaglio degli attacchi del Movimento 5 Stelle quando da ragioniere generale dello stato, durante il Conte I, si rifiutò di apporre il visto alle spese senza copertura. L’ex numero uno della Bce però si fida di Franco, al punto da avergli affidato la stesura preliminare della lettera che, nel 2011, Francoforte ha inviato all’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, mentre l’Italia stava seguendo altri paesi europei nella spirale della crisi del debito. Con una carriera in Bankitalia, ha lavorato anche a Bruxelles e alla Banca Centrale Europea. Ricopre, da tecnico, il ministero più attenzionato, mentre sono in arrivo gli oltre 200 miliardi da Bruxelles.
Luigi Di Maio – Ministro degli Esteri
Spogliatosi delle vesti di leader, almeno quelle ufficiali, a favore del portavoce Vito Crimi, che dovrebbe rappresentare una transizione verso un organo decisionale collegiale, Luigi Di Maio ha però attraversato tre governi. Torna nel ruolo, il più prestigioso tra tutti i membri del Cdm, eccetto naturalmente il premier, di ministro degli Esteri, con un percorso opposto a quello dell’altro candidato alla guida del Movimento 5 Stelle: lì dove Di Maio lega sempre più strettamente le sue sorti all’esecutivo di cui i grillini detengono (tuttora) la golden share, “Dibba” è sempre più distante dal corso istituzionale dei pentastellati. Al punto da essersene chiamato fuori nella giornata di giovedì, quando ha lasciato il partito/movimento che ha contribuito a far crescere.
Roberto Cingolani – Ministro della Transizione Ecologica
Fortemente voluto da Grillo, al punto da comparire nel quesito con cui i Cinque Stelle hanno chiesto agli iscritti il sostegno al governo Draghi su Rousseau, il ministero della Transizione Ecologica sostituisce quello dedicato all’Ambiente e compare tra i dicasteri “con portafoglio”, che godono di piena autonomia nella gestione delle voci di spesa. “Assorbe le competenze in materia energetica allo stato attribuite ad altri ministeri”, ha spiegato l’ex presidente della Bce durante una conferenza molto stringata e con pochissime digressioni.
A presiederlo Roberto Cingolani, ex docente universitario di Fisica e componente dei consigli di amministrazione di Ferrari e Illy. Ha diretto l’Istituto italiano di tecnologia (ITT) e ha lavorato in Leonardo, l’azienda che partecipa con la fornitura di un componente alla missione Mars2020 della Nasa. I 70 miliardi su 209 da investire in trasporti ed energia passeranno per il suo ministero.
Renato Brunetta – Ministro della Pubblica Amministrazione
Uno dei volti più conosciuti di Forza Italia torna alla guida della Pubblica Amministrazione dopo 13 anni. Fustigatore dei fannulloni tra i dipendenti, Brunetta è stato deputato ed eurodeputato, e responsabile economico del partito di Berlusconi. Vanta una lunga consuetudine con il neo-premier, che risalirebbe a quando il banchiere romano era al timone di Palazzo Koch.
Mara Carfagna – Ministra del Sud
45 anni, di Salerno, viene eletta nelle liste della Campania nel 2006 con il partito di Berlusconi. Nota per le sue posizioni progressiste, almeno all’interno di Forza Italia, ha sposato diverse battaglie per la parità di genere e nel 2008 ha guidato le Pari Opportunità. Uno degli esponenti più critici di Salvini nel centrodestra e volto noto, nonché papabile nuova guida, del partito nel post-Berlusconi.
Marta Cartabia – Ministra della Giustizia
Nel totoministri il suo nome è stato presente fin da subito. In quota tecnici nel governo tecnico-politico che giurerà nelle mani di Mattarella nel weekend, Marta Cartabia è stata la prima donna a presiedere la Consulta, dove fu nominata nel ruolo di consigliere dall’ex presidente Giorgio Napolitano nel 2011. Il suo mandato è stato lungo due anni, dal 2019 al 2020. Ex ricercatrice e docente universitaria, si dice sia molto credente e vicina al movimento cattolico laico Comunione e Liberazione.
Lorenzo Guerini – Ministro della Difesa
Ex membro della Dc, il partito che ha rappresentato la sua entrata in politica, Lorenzo Guerini ha oscillato in posizione centrista aderendo al Ppi nel post-Tangentopoli, quindi alla Margherita e approdando infine al Pd. Fedelissimo di Matteo Renzi, non segue l’ex sindaco di Firenze nella scissione dai dem. Presidente del Copasir nel Conte I, diventa ministro della Difesa nel governo giallorosso e incassa la riconferma di Draghi.
Giancarlo Giorgetti – Ministro dello Sviluppo Economico
Ministero di peso per la Lega quello assegnato a Giancarlo Giorgetti, che i retroscena dei giornali collocano a capo dell’ala “governista” del Carroccio. Forse la “svolta europeista” e moderata di Salvini è merito suo. Giorgetti, ex sindaco di Belluno, seduto alla Camera dei Deputati dal 1996, sarebbe molto vicino al presidente del Consiglio. Nel Conte I era sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Maria Stella Gelmini – Ministra degli Affari Regionali
Eletta in Parlamento con Berlusconi nel 2006, nell’ultima legislatura viene nominata capogruppo dei forzisti alla Camera. A 34 anni fu ministro dell’Istruzione nel governo presieduto dall’ex Cavaliere. Il suo nome è spesso associato alla riforma della scuola che scatenò la protesta degli studenti, una serie di manifestazioni e occupazioni ricordate con il nome di “Onda“.
Stefano Patuanelli – Ministro delle Politiche Agricole
Capogruppo del M5S al Senato, era già ministro nel Conte II. Lascia il posto a Giorgetti, nuovo ministro dello Sviluppo Economico in quota Lega, e passa alle Politiche Agricole. Gli si attribuiscono buone doti di mediatore e un rapporto disteso con il Pd.
Enrico Giovannini – Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
Già ministro del Lavoro nel governo Letta, Enrico Giovannini arriva al dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti dopo aver presieduto l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) tra il 2001 e il 2009 e l’ISTAT fino al 2013.
Andrea Orlando – Ministro del Lavoro
Una carriera all’interno del partito e delle istituzioni quella dell’attuale vice presidente del Pd appena nominato a capo del dicastero del Lavoro. Andrea Orlando è stato a capo dei ministeri della Giustizia e dell’Ambiente, rispettivamente con Gentiloni e Letta. Ex “Giovane turco”, questo il nome della corrente di sinistra che nel 2013 appoggiò Renzi alla guida del Paese, ha ormai separato i suoi destini da quelli del regista dell’ultima crisi di governo, diventando uno dei principali oppositori all’intesa con il senatore.
Patrizio Bianchi – Ministro dell’Istruzione
Se Draghi voleva dare un segnale sull’attenzione che riserverà alla ripresa delle attività scolastiche, questo segnale ha un nome: Patrizio Bianchi, professore di Economia all’Università di Ferrara e rettore presso lo stesso istituto emiliano, ha presieduto la task-force incaricata della ripresa delle attività scolastiche durante la pandemia. Ora è ministro dell’Istruzione. Suo potrebbe essere il compito, che diversi retroscena attribuiscono alle intenzioni del nuovo presidente del Consiglio, di prolungare l’attività didattica per alcune settimane oltre la scadenza naturale a giugno. “Dobbiamo fare una scuola nuova”, ha detto all’Huffington Post in una dichiarazione raccolta subito dopo la nomina.
Massimo Garavaglia – Ministro del Turismo
Uno dei pochissimi incisi in una lista altrimenti senza digressioni, letta durante l’incontro con i giornalisti al Quirinale, viene dedicato da Mario Draghi al ruolo del nuovo ministro del Turismo, che sottolinea essere “con portafoglio”. D’altra parte quel poco del programma del nuovo premier trapelato a mezzo stampa sembrerebbe tenere in grande considerazione un settore che genera il 13% della ricchezza del nostro Paese. Quello affidato alla Lega tramite Massimo Garavaglia sembra allora un ministero di peso nella visione del nuovo premier. Eletto deputato nel 2006, Garavaglia ha lavorato al ministero dell’Economia nei ruoli di sottosegretario e viceministro.
Dario Franceschini – Ministro della Cultura
Esponente di peso del Partito Democratico, uomo che i retroscena definiscono mite, Franceschini viene riconfermato in una casella che ha occupato anche nel Conte II. Ma è dal 2013 che fa il ministro della Cultura: Letta, Renzi, Gentiloni e Conte II. Una serie che si interrompe solo durante il governo gialloverde.
Roberto Speranza – Ministro della Salute
È in quota Leu uno dei ministri più giovani della squadra di Mario Draghi (ha 42 anni). Speranza gode di alto gradimento tra i cittadini. Secondo solo a Conte e al nuovo presidente del Consiglio, ha ottenuto una riconferma che comunica anche continuità con la linea rigorista espressa dal titolare della Salute nei dibattiti sulle misure di contenimento.
Federico D’Incà – Ministro dei Rapporti con il Parlamento
Ministro dei rapporti con il Parlamento anche nel Conte II, il “moderato” Federico d’Inca è entrato in Parlamento nel 2013, quando è stato nominato capogruppo alla Camera dei Cinque Stelle. Precedentemente ha lavorato in una multinazionale occupandosi di gestione informatica.
Vittorio Colao – Ministro della Transizione Digitale
Titolare del dicastero dedicato a uno dei capitoli di spesa più importanti per i fondi europei, Vittorio Colao ha un lungo curriculum, nel quale compaiono, tra gli altri, il ruolo di numero uno del gruppo Vodafone, di direttore generale di Mondadori, e, sempre nel settore editoriale, di Rcs Media Group. Si è laureato ad Harvard e alla Bocconi. Sulla sua scrivania il piano di rilancio per il Paese consegnato senza risultati al precedente esecutivo durante l’estate.
Fabiana Dadone – Ministra delle Politiche Giovanili
Eletta nelle fila del partito di Grillo due volte, nel 2013 e nel 2018, Fabiana Dadone ha ricoperto il ruolo di capogruppo alla Camera e attualmente fa parte dei “probiviri”, l’organo che decide le sanzioni per i dissidenti tra i pentastellati.
Maria Cristina Messa – Ministra dell’Università e della Ricerca
Vicepresidente del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr), la nuova titolare dell’Università e della Ricerca è stata la prima donna a capo di un ateneo milanese, l’Università Milano Bicocca e quarta donna in Italia a ricoprire il ruolo di rettore. Con una lunga carriera universitaria alle spalle, è stata autrice di oltre 180 pubblicazioni.
Elena Bonetti – Ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità
Relativamente nuova alla politica (è stata eletta nel 2017), docente in Matematica all’Università di Milano, Elena Bonetti è stata una delle due ministre dimissionarie, insieme a Teresa Bellanova, che hanno innescato la crisi di governo. Titolare delle Pari Opportunità anche nel Conte II, fa parte di Italia Viva ed è proprio con Matteo Renzi che decide di candidarsi alle elezioni che le valgono un seggio.
Erika Stefani – Ministra delle Disabilità
Militante leghista e senatrice dal 2013, avvocata. Non è nuova in Consiglio dei Ministri. Nel Conte I ricopriva la carica di responsabile del dicastero degli Affari Regionali.
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