Covid, alcuni ristoratori sfidano il Dpcm: mobilitazione sul web
Scatta la protesta dei ristoratori contro le chiusure imposte per la pandemia: la mobilitazione corre sui social
“Io apro“: si chiama così la protesta, definita dagli organizzatori una iniziativa di “disobbedienza gentile”, con la quale un gruppo di ristoratori italiani intende sfidare il governo sul tema delle chiusure per l’epidemia di coronavirus, che provoca centinaia di morti ogni giorno.
Stremati dalle restrizioni imposte dal governo per contrastare la diffusione del virus, i ristoratori contestano la proroga delle chiusure. È quindi nata l’idea di una protesta per venerdì 15 gennaio, giorno in cui scade l’ultimo Dpcm.
I gestori che aderiscono all’iniziativa apriranno i loro locali chiedendo ai clienti di sedersi ai tavoli senza però consumare. Una occasione per solidarizzare con i ristoratori e scattare dei selfie da condividere sui social.
È proprio sui social network che corre la mobilitazione che, stando agli organizzatori, ha già raccolto diverse decine di migliaia di adesioni. A sostenere la protesta la Lega di Matteo Salvini, che ha recentemente fatto una diretta Fb con uno dei principali promotori dell’iniziativa, Umberto Carriera, il ristoratore “ribelle” di Pesaro.
Proprietario di sei ristoranti nel Pesarese, Carriera era finito su tutti i giornali a ottobre quando, nonostante i divieti, organizzò in uno dei suoi locali una cena con quasi un centinaio di persone, con tanto di diretta social. Finì con l’intervento della polizia e la chiusura del locale.
“Non è una protesta o una manifestazione di un giorno, è sopravvivenza: siamo al collasso, non possiamo più pagare dipendenti, bollette, mutui”, ha detto Carriera. Spiegando anche che saranno loro, i ristoratori, a pagare le multe che verranno inflitte ai clienti che parteciperanno alla protesta. Oltre a mettere a loro disposizione un team di una trentina di avvocati per avviare i ricorsi.
Contro la protesta si è espresso il presidente nazionale della Fipe-Confcommercio Lino Stoppani: “Le battaglie si fanno con il confronto istituzionale”, ha detto al Fatto Quotidiano. “Non potrei mai spingere i miei associati ad intraprendere iniziative illegali“, ha detto, aggiungendo che la politica si “contrsta nel merito”.